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L’attivismo asiatico di Kamala Harris

La vicepresidente USA Kamala Harris si sta facendo notare per il suo grande attivismo nello scacchiere del Pacifico. Qualcuno ha evocato a tale proposito il viaggio a Taiwan della ex speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi.

I due casi, però, sono diversi. Mentre la Pelosi visitò l’isola senza chiedere il Permesso di Biden e causando – a quanto pare – l’irritazione del presidente, la Harris invece si muove dietro specifico mandato di Biden.

Com’è noto le quotazioni della Harris non sono alte. E’ pur vero che, nel sistema politico americano, i vicepresidenti devono restare nel cono d’ombra dell’inquilino di turno della Casa Bianca. Diventano importanti solo se al presidente accade qualcosa, e il caso più famoso è quello di Lyndon Johnson, che assunse la carica presidenziale dopo l’assassinio di John Kennedy.

Dalla Harris, tuttavia, ci si attendeva qualcosa di più visto il suo brillante curriculum. Biden ha quindi deciso di impegnarla in numerosi tour asiatici al fine di lanciare messaggi a Pechino. Non necessariamente di carattere provocatorio, ma giusto per far capire a Xi Jinping che gli USA in Asia ci sono e non intendono affatto rinunciare al loro ruolo di grande potenza.

L’ultimo viaggio di Kamala Harris ha avuto quale meta le isole Palawan, che fanno parte delle Filippine (stretto alleato degli USA). Noto soprattutto come paradiso turistico di rara bellezza, l’arcipelago riveste in realtà grande importanza strategica. Situato nella parte più meridionale delle Filippine, è l’ultima frontiera prima di giungere alle Isole Spratly nel Mar Cinese meridionale.

Le Spratly sono da tempo rivendicate da Pechino, che ha provveduto a installare nel suddetto mare isole artificiali e irte di armamenti, scoraggiando la navigazione delle marine di altre nazioni. Si dà tuttavia il caso che le Spratly siano rivendicate anche dal Vietnam e dalle stesse Filippine, il che rende l’area potenziale sede di conflitti.

La visita della Harris mira per l’appunto a ribadire che gli americani non accettano le rivendicazioni cinesi e, facendosi forti del fatto che quelle acque sono considerate internazionali anche dall’Onu, vanno a sventolare la bandiera ogni volta che possono. Biden vuole insomma impedire che la loro militarizzazione, imposta da Pechino, diventi un fatto compiuto.

Occorre rammentare che Kamala Harris è stata la prima esponente dell’amministrazione Biden a recarsi nel Sud-Est asiatico in piena pandemia, e ha visitato in settembre la zona demilitarizzata tra Corea del Nord e Corea del Sud, il che ha provocato l’intensificazione dei lanci missilistici da parte di Kim Jong-un. Per finire, è stata anche la prima rappresentante USA di alto rango ad incontrare il nuovo presidente filippino Ferdinand Marcos Jr., figlio del dittatore che portava lo stesso nome.

Non pare, comunque, che l’attuale vicepresidente abbia possibilità di candidarsi con successo alle presidenziali del 2024. Queste continue missioni, tuttavia, possono aumentare il suo prestigio. E’ inoltre probabile che Joe Biden stia usando proprio la sua vice per mantenere il più aperti possibile i canali di comunicazione con Xi Jinping, come i due avevano informalmente concordato durante il loro incontro al G20 di Bali.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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