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Illusioni sulla guerra

Illusioni sulla guerra. Pur essendo un argomento oggi molto impopolare, penso sia giusto parlare di un tema come quello della guerra, che purtroppo è piombato anche nel (prima) pacifico contesto europeo.

Non è sufficiente condannarla, la guerra, per evitare di esserne coinvolti. Oppure, per esprimere il concetto in termini ancor più semplici, non basta essere pacifisti a tutto tondo per scoraggiare eventuali aggressori.

Se così fosse la storia umana sarebbe priva di conflitti, e vivremmo in uno dei tanti Eden vagheggiati da vari tipi di pensiero utopico. Per somma sventura è vero il contrario. L’aggressività è una parte – e pure importante – della natura umana. La pace perpetua (stile Kant) si può sognare ed è pure bello farlo ma, nel frattempo, sarebbe meglio attrezzarsi per fronteggiare chi a essa non crede.

Discorsi astratti? Non proprio, se appena si volge attorno lo sguardo. Già i conflitti sanguinosi, ma limitati, che hanno colpito l’Europa a cavallo tra il secolo scorso e l’attuale sono lì a rammentarci che gli eventi bellici ricorrono più spesso di quanto si creda.

Ora la situazione è diventata davvero critica con l’invasione dell’Ucraina, poiché la guerra è ormai uno stato permanente in aree vicinissime ai confini italiani e a quelli europei in genere. Si può certamente chiudere gli occhi e continuare a sventolare le bandiere arcobaleno sperando che, nel frattempo, qualcuno non le riempia di buchi con una sventagliata di Kalashnikov.

Tuttavia le suddette bandiere appaiono anacronistiche se si esamina con un minimo di oggettività quanto accade intorno a noi e, spesso, pure all’interno dei confini dell’Unione Europea. Ovunque stanno prevalendo gruppi che trasformano in furore bellico il fanatismo religioso, il quale ha in breve tempo rimpiazzato quello ideologico.

E’ naturale che Papa Francesco continui a invocare la pace: fa parte dei suoi compiti. Ed è pure naturale che i governanti europei auspichino la stessa cosa, riscuotendo ovviamente il plauso dell’opinione pubblica.

Meno ovvio è il fatto che quasi tutti non diano il dovuto rilievo ai gravi pericoli che ci minacciano, e che ci hanno risvegliarci dal torpore in cui eravamo beatamente avvolti.

E’ un torpore che datava almeno dalla fine del secondo conflitto mondiale, quando gli stremati europei si affidarono in toto agli Stati Uniti per tutto quanto concerne i temi della difesa e della sicurezza. Salvo criticarli, gli americani, quando ricorrevano alla loro potenza militare per intervenire in varie parti del globo.

Ogni volta che in Europa (e particolarmente in Italia) si parla di aumentare il budget militare per rendere più operative ed efficienti le forze armate, si levano subito grida di dolore. I soldi – questo è il refrain usuale – vanno spesi per ospedali, assistenza, istruzione etc. Affermazione nobile che, però, trascura una questione di fondamentale importanza.

Il nostro livello di vita è stato garantito negli ultimi decenni dall’assenza di minacce dirette alla sicurezza nazionale. Se il quadro cambia, come è in effetti avvenuto, occorre mutare anche la forma mentis facendo notare che la possibilità di un’aggressione è uscita dalla sfera della pura fantasia.

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Michele Marsonet

Filosofo, Professore di filosofia della scienza e metodologia delle scienze umane, Presidente del dipartimento di filosofia e vicerettore per le relazioni internazionali dell’Università di Genova

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