Il caldo record a Roma sta colpendo proprio tutti: ma sapevi quali sono i quartieri più caldi? La mappa è davvero incredibile

Hai mai sentito l’asfalto bruciare sotto i piedi, come se stesse fondendo? A Roma non è solo un’impressione: è la realtà quotidiana di chi vive o lavora in certe zone della Capitale. E no, non è una cosa passeggera. Da anni le temperature a Roma stanno salendo, e ora lo conferma anche uno studio di Legambiente Lazio in collaborazione con l’Università La Sapienza. I dati parlano chiaro, e un po’ fanno paura.
In dieci anni, dal 2014 al 2024, le rilevazioni satellitari delle temperature al suolo hanno mostrato una differenza enorme tra i vari quartieri romani. Alcuni punti superano tranquillamente i 50°C, soprattutto nelle aree industriali come il deposito ATAC a Grottarossa o i capannoni di Amazon e Commercity in zona Portuense.
Temperature folli, su superfici dove si lavora ogni giorno. Non c’è ombra, non c’è tregua. Il caldo si incolla all’asfalto, al cemento, alle lamiere. È un inferno urbano, e si chiama isola di calore.
I quartieri più caldi (e quelli più vivibili)
Nella classifica dei quartieri più roventi troviamo Ciampino, Casetta della Mistica, Tor Sapienza, Romanina, Centocelle e molti altri. Le temperature al suolo in estate sfiorano i 47°C. Ma c’è un filo rosso che li collega tutti: periferie densamente costruite, con poco verde e tanto asfalto. Dove vivi può cambiare la tua qualità della vita, ma anche la tua salute.
E invece, dove si respira meglio? I luoghi più freschi si trovano lì dove regna la natura. Castel Porziano, Castel Fusano, Villa Ada e Trionfale beneficiano della presenza di parchi, pinete e riserve naturali. Qui le temperature restano più miti, tra i 35°C e i 39°C. Sì, sempre caldo… ma decisamente più sopportabile. Ed è un dato che deve far riflettere: la presenza di alberi, parchi e aree verdi ha un impatto reale, tangibile, persino misurabile. È un vero e proprio scudo contro l’afa.
Chi può cambiare le cose (e cosa sta facendo)
“Ci sono posti invivibili a Roma”, ha dichiarato Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio. E ha ragione. Lo studio rientra nella campagna “Che caldo che fa”, che punta il dito sulla cooling poverty: la povertà climatica che colpisce chi non ha alternative, chi non può permettersi aria condizionata, chi vive in quartieri già svantaggiati.

Ed è qui che entrano in gioco le proposte: dal divieto di consumo di suolo alla creazione di boschi urbani, fino alla riconversione dei parcheggi in spazi ombreggiati con pannelli solari. Piccole azioni, grandi conseguenze.
Qualcosa si sta muovendo. Il Municipio I, ad esempio, ha deciso di cambiare il verde pubblico piantando specie più resistenti al caldo: ulivi, aloe, piante mediterranee che possano resistere meglio all’estate romana. È un primo passo, simbolico e pratico. Ma serve di più.
Serve una vera strategia urbana, una visione per una città che non può più permettersi di ignorare il cambiamento climatico. E non è una questione lontana o teorica: riguarda il nostro modo di vivere ogni giorno, il nostro stare bene o male in un posto che chiamiamo casa.
Viene spontaneo chiedersi: e se cominciassimo davvero a ridisegnare le città partendo dagli alberi, dalle ombre, dalla freschezza? Roma è una città antica, ma il futuro potrebbe (e dovrebbe) essere molto più verde di così.