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Carburanti, qualcosa è cambiato: perché il tuo pieno ora costa (leggermente) di più o di meno

Carburanti, arriva la mazzata per gli italiani: nuovo aumento incredibile, ecco quanto costeranno ora benzina e diesel

Pompa benzina
Carburanti, qualcosa è cambiato: perché il tuo pieno ora costa (leggermente) di più o di meno – lecodellitorale

Ti è sembrato che qualcosa fosse diverso al distributore? Non è solo una sensazione: da giovedì 15 maggio, il prezzo della benzina è sceso di un soffio, mentre quello del diesel ha fatto un piccolo balzo in avanti. Una differenza quasi impercettibile se guardi il display della pompa, ma che nasconde un cambiamento importante.

Il governo ha infatti riallineato le accise sui carburanti, seguendo la linea della riforma fiscale e iniziando un percorso che – sulla carta – durerà cinque anni. Il nuovo decreto, firmato dai ministri Gilberto Pichetto Fratin, Giancarlo Giorgetti (insieme a Salvini e Lollobrigida), è stato pubblicato a sorpresa nella serata del 14 maggio ed è entrato in vigore il giorno dopo. Risultato? Le nuove aliquote parlano chiaro: benzina a 71,34 centesimi al litro, gasolio a 63,24 centesimi. In pratica: -1,5 cent per la benzina, +1,5 cent per il diesel.

Dietro questi numeri si nasconde una realtà molto concreta per milioni di automobilisti. Se hai un’auto diesel, ogni pieno ti costa quasi un euro in più (precisamente 0,915 euro, IVA inclusa). Secondo i calcoli del Codacons, questo significa una spesa annua in salita di circa 21,96 euro per chi fa due pieni al mese.

Carburanti, aumenta il diesel: quanti sono gli italiani che pagheranno di più

A livello nazionale, sono oltre 16 milioni le auto a gasolio su strada: in totale, l’aumento peserà per circa 364,5 milioni di euro l’anno. Al contrario, i possessori di vetture a benzina – circa 17 milioni – avranno un piccolo sollievo, con un risparmio complessivo annuo stimato in 374,5 milioni di euro.

Pompa benzina
Carburanti, aumenta il diesel: quanti sono gli italiani che pagheranno di più – lecodellitorale

Ma attenzione, perché questa manovra non è solo economica. Come si legge nella relazione al decreto, “la minore accisa sul gasolio rappresenta un sussidio ambientalmente dannoso”, ed è per questo che l’obiettivo europeo (vedi missione 7 del RePowerEu) è quello di allineare progressivamente le accise.

Ma perché paghiamo ancora tante accise sulla benzina (e non solo)? Per capirlo bisogna fare un salto nel passato. Alcune sono in piedi da quasi un secolo, come quella per la guerra in Etiopia del 1935. Altre risalgono a eventi tragici come il Vajont, il terremoto dell’Irpinia, l’alluvione di Firenze o la crisi libica.

Il punto è che nel 1995 queste imposte sono state fuse in un’unica tassa, senza più distinzione sulla loro origine. Da allora, sono diventate strutturali: difficili da eliminare, perché rappresentano un’entrata enorme per lo Stato. Basti pensare che nel 2023, su 70,9 miliardi di euro spesi in carburanti, ben 38,1 miliardi sono andati via in tasse.

E non è un caso se oggi l’Italia è tra i Paesi europei con i prezzi alla pompa più alti: sesto posto per il diesel, settimo per la benzina. Ma se si tolgono le tasse? Scendiamo rispettivamente al 22° e al 17° posto. Un paradosso che fa riflettere: è davvero solo il mercato a determinare il prezzo del carburante?

Forse la vera domanda da porsi è un’altra: in un Paese dove le accise sono nate come soluzioni temporanee e sono diventate permanenti, riusciremo mai a immaginare un modello diverso, più trasparente e sostenibile per tutti? Oppure continueremo a pagare – letteralmente – il peso della nostra storia, ogni volta che facciamo rifornimento?

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