
Ti sei mai chiesto quanto incida davvero il tuo vecchio diesel sulla qualità dell’aria che respiri ogni giorno? A Roma, la risposta potrebbe presto valere molto più di una semplice riflessione. La ZTL Fascia Verde è tornata sotto i riflettori, ma questa volta lo scontro non è solo tra cittadini e provvedimenti: è una vera e propria guerra fredda tra il Campidoglio e la Regione Lazio.
Da una parte il sindaco Roberto Gualtieri, che fino a pochi mesi fa difendeva a spada tratta i limiti alla circolazione dei veicoli più inquinanti. Dall’altra il governatore Francesco Rocca, che ora rinfaccia a Roma Capitale le scelte ereditate dalla vecchia amministrazione regionale.
Insomma, i ruoli si sono capovolti e il dibattito sulla mobilità sostenibile si fa sempre più politico. Il nodo cruciale? Le nuove restrizioni previste dal Piano regionale per la qualità dell’aria, con divieti per auto diesel fino a Euro 5 e benzina fino a Euro 2 dal prossimo novembre, proprio dentro la Fascia Verde.
Durante un recente evento sulla mobilità a Palazzo Wedekind, Gualtieri ha messo le mani avanti: “Se passano queste norme, saremo obbligati a bloccare anche auto Euro 5 – ha dichiarato – e questo senza strumenti alternativi come il Move In.”
Per chi non lo sapesse, il Move In (Monitoraggio dei Veicoli Inquinanti) è un sistema che consente di acquistare pacchetti di chilometri per continuare a circolare all’interno delle zone a traffico limitato. Una soluzione che – almeno per ora – il piano della Regione non contempla. Il sindaco chiede quindi di poter usare questo strumento, per offrire ai cittadini una via d’uscita “più umana” e meno drastica rispetto al divieto secco.
Dall’altra parte, però, il presidente Rocca ribatte con fermezza. “Non ci sono nuovi divieti, ma solo l’aggiornamento di un piano già approvato anni fa – spiega – e abbiamo aperto la porta a misure alternative, purché non si trasformino in un modo per ‘comprare’ il diritto di inquinare”.
Dal Move In al green box: che caos, ecco cosa sta accadendo
Il riferimento al Move In è evidente, così come la volontà della Regione di trovare un equilibrio tra tutela ambientale e libertà di circolazione. Anche l’assessora regionale all’Ambiente, Elena Palazzo, è chiara: “Non possiamo pensare che il problema si risolva pagando un abbonamento per inquinare un po’ di meno”.

Nel frattempo, si parla anche di un’ipotesi più tecnologica: le green box. Dispositivi montati sulle auto per misurarne l’impatto ambientale reale. Un’idea che piace al sindaco, convinto che potrebbe essere la chiave per una transizione più dolce verso una mobilità meno impattante. Meno blocchi rigidi, più controllo intelligente. Ma si tratta ancora di una proposta lontana dalla realizzazione concreta.
In tutto questo, i cittadini restano al centro di una partita che sembra più politica che pratica. Chi ha un’auto diesel Euro 4 o Euro 5 oggi non sa cosa potrà fare domani. Cambiare macchina? Pagare un abbonamento per circolare? Semplicemente restare fuori dal Raccordo? L’incertezza è palpabile e la sensazione è che, più che norme ambientali, serva una visione chiara e condivisa. Perché se è vero che l’aria è di tutti, anche la libertà di muoversi dovrebbe esserlo.
Alla fine, la domanda che aleggia tra le strade della Capitale è sempre la stessa: si può davvero combattere l’inquinamento senza combattere chi non può permettersi un’auto nuova? Forse non basta più scegliere tra bianco e nero. Forse serve iniziare a pensare in verde.