
Secondo l’Ordine delle professioni infermieristiche di Roma (Opi Roma), attualmente mancano circa 7.000 infermieri nel Lazio, con previsioni che parlano di un fabbisogno che potrebbe salire a 11.000 unità entro il 2026, a causa di pensionamenti e nuove esigenze derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo scenario mette a rischio la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e la qualità dell’assistenza fornita ai cittadini.
Il rapporto infermieri/pazienti nel Lazio è tra i più critici d’Italia, con una media di 1 infermiere ogni 11 pazienti, ben lontano dal rapporto ottimale di 1 a 6. Questo squilibrio si traduce in turni massacranti, stress elevato e una crescente difficoltà nel garantire cure adeguate a una popolazione sempre più anziana e fragile.
Retribuzioni e assenze: un paradosso regionale
Nonostante la carenza, gli infermieri del Lazio godono di stipendi superiori alla media nazionale: circa 33.900 euro lordi annui, contro i 32.400 euro della media italiana. Tuttavia, questo dato non basta a compensare le difficili condizioni di lavoro.

Le assenze per malattia e stress sono in aumento, con il Lazio che registra una delle percentuali più alte d’Italia, pari al 17%, superiore alla media nazionale del 16,23%. Questo indica un livello di disagio e insoddisfazione tra gli operatori sanitari che non può essere ignorato.
Le aggressioni al personale sanitario sono un altro fenomeno preoccupante. Secondo l’Eurispes, circa 18.000 operatori sono stati coinvolti in episodi di violenza, con due terzi delle aggressioni che riguardano professioniste donne. I contesti più a rischio sono i Pronto Soccorso e le Aree di Degenza, dove la pressione e la frustrazione dei pazienti spesso sfociano in comportamenti violenti. Questo clima di insicurezza contribuisce ulteriormente al malessere degli infermieri e alla difficoltà di attrarre nuovi professionisti nella regione.
Disparità di genere e leadership: un soffitto di cristallo da rompere
Non solo numeri e condizioni di lavoro: la carenza di infermieri nel Lazio evidenzia anche disuguaglianze di genere. Nonostante le donne costituiscano la maggioranza della professione infermieristica, le posizioni dirigenziali sono prevalentemente occupate da uomini.
L’indice del “soffitto di cristallo” nel Lazio è pari a 1,2, indicando una predominanza maschile nelle posizioni di vertice, sebbene inferiore alla media nazionale di 1,4. Questo squilibrio riflette una difficoltà sistemica nel riconoscere e valorizzare il potenziale femminile nella leadership sanitaria.
Inoltre, la formazione universitaria gioca un ruolo cruciale nel futuro della professione. La Fnopi sottolinea la necessità di un’evoluzione del percorso formativo, con l’introduzione di specializzazioni e un maggiore riconoscimento delle competenze avanzate degli infermieri. Solo così sarà possibile attrarre giovani talenti e garantire una sanità di qualità per tutti.