A Roma arriva una richiesta del Campidoglio per il potenziamento dei trasporti pubblici: c’è una particolare zona da collegare

Ti è mai capitato di voler visitare un luogo importante e renderti conto che… non sai come arrivarci? È quello che succede ogni giorno a centinaia di persone che cercano di raggiungere la Grande Moschea di Roma. Situata in zona Acqua Acetosa, immersa nel verde di Roma nord, la moschea più grande d’Europa non è solo un punto di riferimento per i fedeli musulmani (oltre 120.000 residenti nella Capitale), ma anche una tappa culturale per turisti, studenti, curiosi.
Peccato però che, dal punto di vista dei trasporti pubblici, raggiungerla sia tutt’altro che semplice. Al momento, ci si affida quasi esclusivamente alla linea di superficie 230, che nei giorni di maggiore affluenza – come il venerdì o durante il Ramadan – si trova palesemente in difficoltà. Non si parla solo di disagio: si tratta di accessibilità, partecipazione e perfino di inclusione urbana. Ed è proprio da qui che parte la proposta avanzata da Nader Akkad, l’imam della moschea, che in commissione Mobilità ha lanciato un appello chiaro: servono più collegamenti, e servono ogni giorno.
Tre strade possibili (ma una spicca su tutte)
Per rispondere all’appello, Roma Servizi per la Mobilità ha messo sul tavolo tre ipotesi. La prima prevede corse dirette da Termini, ma i costi alti (circa 280 mila euro l’anno) e la logistica difficile dell’hub centrale sembrano renderla poco sostenibile. Una seconda opzione parte da Tiburtina, ma è ancora più onerosa e tecnicamente complessa.

Ed ecco che entra in scena la terza proposta, quella che sembra davvero avere le carte in regola per diventare realtà: una linea che collegherebbe la fermata Policlinico (metro B) con la Grande Moschea. Parliamo di un percorso razionale, che potrebbe sfruttare e ottimizzare linee già esistenti – come la 52 o la 168 – servendo anche i quartieri dei Parioli, spesso trascurati nei tragitti ordinari. L’idea è quella di attivare una corsa ogni ora, con mezzi più piccoli (35-40 posti), in grado di mantenere sostenibili i costi (circa 200 mila euro l’anno).
Il bello di questa proposta è che non andrebbe a sostituire le corse speciali già previste nei giorni “caldi”, ma si affiancherebbe come un servizio quotidiano, garantendo finalmente un collegamento stabile con un luogo simbolico della città. Peraltro, chi parte da Termini può raggiungere Policlinico in pochi minuti di metro, rendendo questa opzione pratica anche per i turisti e chi viene da fuori.
Una città che collega, o che separa?
In fondo, la domanda vera è questa. Una città come Roma – multietnica, spirituale, stratificata – può davvero permettersi di lasciare uno dei suoi luoghi simbolo così isolato? Non si tratta solo di trasporti, ma di accesso a uno spazio pubblico e di riconoscimento della sua importanza culturale e religiosa.
La Grande Moschea di Roma non è solo una meta del venerdì: è un luogo vivo, attraversato da scolaresche, visitatori, persone che cercano bellezza e spiritualità. Avere un bus quotidiano non è un “extra”, ma un gesto concreto per rendere la città più giusta, più accogliente. E chissà, magari anche più bella.
Tu che ne pensi? Quanto conta per te che i luoghi della città siano davvero raggiungibili da tutti, ogni giorno?