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Le finzioni dell’anima: Marchesini e Pirandello

Nel 1905 Pirandello iniziò ad interessarsi alla filosofia positivista di Marchesini; del filosofo e docente di filosofia lesse ”Le finzioni dell’anima”[1], trattato filosofico in cui l’autore si distaccava dal positivismo per avvicinarsi al pragmatismo e ad una epistemologia del relativismo. Nel volume si afferma che non esistono valori morali oggettivi, certi, ma soltanto “credenze”; nessun valore morale ha una validità metafisica e razionale: sono “finzioni” della nostra interiorità, finzioni dell’anima.

Da Binet, Marchesini riprendeva il concetto dell’esistenza nell’arco di una vita di «più anime diverse e perfino opposte», di cui la prima, quella di base, è il sospiro originario, e le altre sono tentativi di fuggire dalla stessa anima originaria, dal soffio originario, dall’ ànemos dello spirito. Sono tentativi vani, a meno di non considerare l’anima come entelechia aristotelica. Nel mondo intelligibile, se diamo ragione a Plotino, l’anima è una delle tre ipostasi: l’intelletto, che segue l’Uno, dà avvio all’anima; ma come passiamo dall’unità del Tutto alla divisione e alla molteplicità delle anime? È dunque l’intelletto che raccoglie l’Uno e divide l’anima? Hegel ci dice che non può esistere una realtà autonoma in sé e per sé, ma questa va posta in relazione con il suo opposto; facendo dunque coincidere l’Uno con il suo contrario, cioè con la molteplicità, si uscirebbe dall’empasse: molteplicità crea molteplicità. Sarebbe interessante proseguire oltre, ma non è questa la sede.
Le finzioni dell’anima ci riportano alle finzioni del personaggio pirandelliano. Talvolta la finzione è frutto del lavoro di una realtà inconscia irrazionale di matrice freudiana, anche se diverse fonti confermano che Pirandello non avesse, pur applicandolo, mai letto Freud[2]; altre volte è conseguenza dell’esistenza di una pluralità di Io.

 

[1] Cfr. Giovanni Battista Marchesini, Le finzioni del’anima (1905), Laterza, Bari, 1905.
[2] Per un approfondimento sul Pirandello freudiano, cfr. Cesare Musatti, La struttura della persona in Pirandello e la Psicoanalisi, Ubaldini editore, Roma, 1982.

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