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Editoriale

FAIR PLAY DAY 2020 – IL DOVERE COMPIUTO (1a) – Rinascenza Italia –  XVII Giochi Olimpici di Roma

Dopo anni ed anni di attesa e superando circostanze avverse che, in passato, non consentirono di soddisfare l’ambizione di Roma, finalmente il 15 giugno 1955, nella 50° Sessione di Parigi, il Comitato Internazionale Olimpico, grazie soprattutto all’avveduta preparazione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, affidò alla Capitale d’Italia la celebrazione dei Giochi della XVII Olimpiade.

È doveroso ricordare che in quella occasione l’Avv. Giulio Onesti, il Dott. Bruno Zauli, rispettivamente Presidente e Segretario Generale del C.O.N.I., e l’Ing. Salvatore Rebecchini, Sindaco di Roma, incitati dalla volontà di maturare favorevolmente la decisione del C.I.O., riuscirono a creare negli ambulacri del vecchio palazzo parigino del Faubourg Saint-Honoré, un’atmosfera di cordiale comprensione; e si prodigarono validamente, fornendo copiosa documentazione, planimetrie, fotografie, disegni, grafici e progetti, raccolti tutti in un chiaro ordine ed illustrati con dovizia di particolari e con eloquenza di cifre.

In quell’epoca l’Urbe disponeva di un solo impianto sportivo in linea con le esigenze olimpiche: lo Stadio Olimpico del Foro Italico inaugurato nel 1953; l’Olimpico con i suoi pregi, con le sue caratteristiche moderne e funzionali, già costituiva un’efficace base di partenza.

Oltre alle difficoltà da superare per la costruzione di stadi, di piscine, di campi di gara e di allenamento, altri problemi affiorarono – di natura economica, tecnica e urbanistica – che furono poi affrontati e risolti nel corso dei quattro anni di preparazione.

Il 22 settembre 1955, il C.O.N.I. elaborò un piano di massima e provvide alla nomina di una Commissione di studio (Francesco Bartolotta, Nello Ciampi, Marcello Garroni, Pietro Petroselli, Mario Saini, Paolo Thaon di Revel, Giorgio de Stefani), allo scopo di esaminare dettagliatamente il piano di ordinamento.

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