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10 calciatori tedeschi che hanno lasciato il segno in Italia

C’era una volta un campionato di Serie A che era la meta più ambita da tutti i calciatori del mondo. C’era una volta il sogno anche di tantissimi calciatori tedeschi di arrivare a giocare nella massima serie italiana insieme ai più grandi campioni di questo sport. E oggi parliamo proprio di questo, dei dieci più grandi calciatori tedeschi che hanno lasciato il segno in Italia con le loro prestazioni e i loro gol, in grado di essere determinanti tanto nelle diverse lotte Scudetto quanto in tutti gli altri obiettivi che le squadre avevano. Giocatori che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del calcio italiano.

Jürgen Klinsmann

In Italia arriva dopo 5 anni e 156 presenze nello Stoccarda. Lo acquista l’Inter, allora allenato da Giovanni Trapattoni. Si traferisce nelle fila nerazzurre per 3 miliardi di lire, nella squadra dove c’erano già i suoi compagni di Nazionale Lothar Matthaus e Andreas Brehme. Con 13 gol segnati in quella stagione conquista la Supercoppa italiana. L’anno successivo segna invece 14 gol e aiuta i milanesi a vincere la Coppa Uefa. Dopo 5 stagioni in giro per l’Europa tra Monaco, Tottenham e Bayern Monaco, nel 1997 sbarca alla Sampdoria ma l’esperienza a Genova durò ben poco: solo 8 presenze e 2 gol. E a dicembre il ritorno in Inghilterra.

Miroslav Klose

Miglior marcatore nella storia della nazionale tedesca, a 33 anni decide di accettare la sfida italiana, così nel 2011 firma per la Lazio. Qui ci rimane per 5 anni segnando 54 gol in 139 partite fino al 2016. Proveniva dal Bayern Monaco dove aveva vinto due titoli di Germania. Squadra che ancora oggi è tra le più forti del campionato tedesco ed è la squadra che ha più chance di vincere il titolo nazionale, stando a quello che dicono le quote sulla Bundesliga di oggi. E così Klose ha portato la sua esperienza di bomber a servizio della formazione biancoceleste. A Roma non si è mai risparmiato, e ha fatto sognare i tifosi.

Andreas Brehme

Terzino sinistro, è arrivato alla corte dell’Inter nel 1988 rimanendo nerazzurro fino al 1992 e collezionando 116 presenze, conditi da 11 gol. È stato uno dei pilastri dello Scudetto vinto nella stagione 1988-‘89. Tutti lo ricordano anche per il rigore decisivo segnato nella finale del Mondiale 1990 in Italia, contro l’Argentina, che ha regalato il terzo successo mondiale per la nazionale teutonica. È scomparso nel 2024 all’età di 63, morte che ha sconcertato i tifosi di tutto il mondo e una grande dolore soprattutto per l’Inter, che ha dedicato un lungo messaggio di cordoglio e di affetto in occasione del saluto finale.

Lothar Matthäus

Ancora campionissimi, ancora Inter. Matthaus è arrivato in nerazzurro nel 1988 e nella stessa stagione, come il suo connazionale Brehme ha vinto lo scudetto dei record nerazzurro. In più, grazie anche alla vittoria del Mondiale 1990, nello stesso anno ha vinto il Pallone d’Oro. A Milano è rimasto quattro stagioni, dal 1988 al 1992 giocando 115 volte e segnando 40 gol.

Helmut Haller

Facciamo un salto di 30 anni indietro nel tempo e andiamo al 1962 quando Haller, meraviglioso trequartista di Augusta viene acquistato dal Bologna per 750mila Marchi. Rimase 6 anni in Emilia mettendo insieme 180 presenze e 48 reti e nella stagione 1963-’64 vinse lo storico Scudetto rossoblu. Nel 1968 passò poi alla Juventus dove rimase fino al 1973. In bianconero presenziò in 116 occasioni marcando 21 reti e partecipando alla festa di due Scudetti.

Oliver Bierhoff

E torniamo a parlare di calcio moderno con Oliver Bierhoff, capocannoniere della Serie B con l’Ascoli e della Serie A con l’Udinese, vincitore di uno scudetto con il Milan e campione d’Europa con la Germania nel 1996, dove segnò la rete del golden goal nella finale contro la Repubblica Ceca. In Italia arrivò giovanissimo acquistato dall’Ascoli nel 1991, dove rimase fino al 1995, dopo aver segnato 48 gol in 117 presenze. Fu acquistato poi dall’Udinese, squadra con la quale rimase dal 1995 al 1998 prima di passare al Milan. In rossonero scrisse pagine di storia dei Diavoli, fino al 2001, dopo aver segnato 36 gol in 91 presenze. Poi passò al Monaco per una stagione prima di ritornare in Italia con la maglia del Chievo Verona nella stagione 2002-2003, ultimo suo campionato prima del ritiro dal calcio.

Karl-Heinz Schnellinger

Difensore roccioso, soprannominato Volkswagen per la sua instancabile voglia di giocare e per la continuità di rendimento. Siamo nel 1963 e la Roma lo acquista dal Colonia, viene girato subito in prestito al Mantova per fare ritorno nella Capitale nel 1964. Non ci fu molto feeling con la squadra giallorossa e rimase lì solo per una stagione prima di essere ceduto al Milan. A Milano rimase invece ben 9 anni, dal 1965 al 1974, giocando per 222 volte. Qui vince uno Scudetto nel 1968 (secondo titolo nazionale dopo quello vinto in Germania a Colonia nel 1962), ma anche 3 Coppe Italia (più una con la Roma nella stagione ’63-’64), 2 Coppe delle Coppe, una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale, sempre con i rossoneri.

Rudi Völler

Come non ci citare una delle leggende per la tifoseria giallorossa. Attaccante rapido, ambidestro e imprendibile sulle palle aeree. Arrivò alla Roma nel 1987 e rimase nella capitale, in giallorosso, fino al 1992. In quegli anni segnò 45 gol in 142 partite vincendo una Coppa Italia. Ma fu anche uno dei grandi protagonisti della Germania vincente del Mondiale 1990 segnando 3 gol durante il torneo.

Rudi Völler

Thomas Häßler

Dopo aver vinto la Coppa del Mondo 1990 con la Germania, il centrocampista di proprietà del Colonia fu acquistato dalla Juventus per 11 miliardi di lire. L’impatto con l’Italia non fu semplice e si trovò anche in una Juve non delle migliori con Gigi Maifredi allenatore. Rimase a Torino una sola stagione dove mise a segno una rete in 32 presenze, prima di passare alla Roma. Nella capitale rimase tre stagioni, giocando 88 volte e segnando 11 reti, e vincendo la Coppa Italia del 1992. Qui ritrovò se stesso e fu subito uno degli idoli della tifoseria, diventando anche il re del centrocampo giallorosso, dove si distingueva per tecnica e visione di gioco.

Hans-Peter Briegel

Parlando di leggende, chiedetelo ai tifosi del Verona che anche grazie a lui esultarono per lo Scudetto 1984-1985. Gli scaligeri lo acquistarono a basso costo dal Kaiserslautern. Nell’anno dello Scudetto fu decisivo con 27 presenze e 9 gol. L’anno dopo disputa anche la Coppa dei Campioni, dove i gialloblu vennero eliminati dalla Juventus agli ottavi. Resta quindi fino al giugno 1986 prima di passare alla Sampdoria per altri due anni e poi ritirarsi dal calcio.

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