Brutte notizie per chi utilizza il taxi a Roma: arrivano gli aumenti ed una sentenza del Tar dà ragione al Comune

Quante volte ti è capitato di salire su un taxi e pensare: “Ma non era meno caro prima?” Se lo hai fatto negli ultimi mesi a Roma, non è solo una tua impressione. Le tariffe dei taxi sono aumentate davvero – e adesso arriva anche il sigillo della giustizia amministrativa.
Il Tar del Lazio ha appena respinto il ricorso presentato dal Codacons, dando di fatto il via libera definitivo ai rincari introdotti dalla Giunta capitolina a luglio 2024. Ma non è solo una questione di numeri: dietro questi aumenti c’è una visione (e anche una bella fetta di polemica).
Tariffe più alte, ma anche più corse (forse)
Il cuore della questione è tutto qui: il Comune ha deciso di ritoccare le tariffe delle corse taxi proprio mentre pubblicava il bando per il rilascio di 1.000 nuove licenze. Una mossa strategica, secondo l’assessore alla mobilità Eugenio Patanè, per “rendere più appetibili le corse brevi” e stimolare un servizio più capillare, evitando che i tassisti snobbino i tragitti da pochi euro. Ecco quindi che la corsa minima è passata da 3 a 9 euro: triplicata.

Non solo. Sono saliti anche i costi per le tratte a tariffa fissa: da Roma centro a Fiumicino ora si pagano 55 euro (prima erano 50), mentre per Ciampino si passa da 31 a 40 euro. E il viaggio verso Civitavecchia? Ora costa 130 euro, dieci in più rispetto al passato. Ritocchi anche per le corse tassametrate, con un meccanismo che penalizza di più le tratte lunghe.
Le nuove tariffe fisse per l’avvio della corsa sono salite a 3,5 euro di giorno (dalle 6 alle 22) e 7,5 euro di notte. In pratica, prendere un taxi a Roma oggi costa di più – punto. Ma secondo il Tar, questi aumenti sono stati decisi “seguendo un iter corretto e adeguato”. Tradotto: tutto legittimo.
La battaglia legale (e politica) dietro un tassametro
Il Codacons, come prevedibile, non l’ha presa bene. Aveva puntato il dito contro quella che considerava una stangata ingiustificata a danno degli utenti, chiedendo l’annullamento del provvedimento. Ma il Tar ha fatto muro, dichiarando che il Comune ha agito in modo trasparente e conforme alle normative.
Un passaggio non da poco, anche perché i giudici hanno riconosciuto che Roma Capitale si è confrontata con l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) prima di procedere. Insomma, i rincari sono il risultato di una strategia, non di un’improvvisazione.
Dietro le righe, però, c’è un altro tema che aleggia: quello del futuro della mobilità urbana. Con l’arrivo delle nuove licenze, si apre la porta a nuovi scenari. E tra questi spunta anche il ruolo di Uber, che pare pronto a mettere le mani sui nuovi tassisti, creando una situazione inedita per Roma, che fino ad ora ha resistito meglio di altre città all’ondata delle app di mobilità privata. I prossimi mesi ci diranno se questi rincari porteranno davvero più taxi per strada o se finiranno solo per pesare di più sulle tasche di chi ha bisogno di un passaggio veloce da un quartiere all’altro.
Ma, alla fine, la domanda resta: siamo disposti a pagare di più per avere un servizio (forse) più efficiente? Oppure stiamo solo assistendo a un nuovo capitolo del solito conflitto tra utenti e gestori?