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Serve davvero il mandato di cattura contro Putin?

La Corte Penale Internazionale de L’Aia ha preso una decisione clamorosa, anche se non è chiaro quali saranno i suoi effetti concreti. Ha infatti spiccato un mandato di cattura internazionale nei confronti del presidente russo Vladimir Putin.

Ciò significa che lo zar moscovita potrebbe essere arrestato in uno dei tanti Paesi che riconoscono la suddetta Corte olandese qualora vi si recasse in viaggio. E’ indubbiamente una decisione forte, dovuta ai crimini commessi dalle truppe di Mosca in Ucraina, e in particolare alla deportazione in Russia di bambini della nazione invasa

Ovviamente la Corte possiede documentazione a sufficienza per suffragare il mandato di cattura, equiparando così Putin all’ex presidente serbo Slobodan Milosevic, nei confronti del quale fu emanato un provvedimento analogo. Fermo restando che il peso politico di Milosevic non è paragonabile a quello di Putin.

Com’era lecito attendersi le reazioni al mandato di cattura sono variegate e tutt’altro che unanimi. Entusiasmo negli USA, ma non completo, dal momento che molti esponenti dell’opposizione repubblicana manifestano dubbi circa l’appoggio completo all’Ucraina del presidente Biden,

E pure nella UE l’entusiasmo non è unanime. Alcuni Paesi membri, infatti, manifestano perplessità poiché preferirebbero un approccio meno duro, temendo che il conflitto possa allargarsi all’intera Europa spingendo la Federazione Russa ad usare le armi nucleari.

Il problema reale, tuttavia, è un altro. La contrapposizione netta con la Russia viene vista con favore solo in Occidente, coinvolgendo per l’appunto gli Stati Uniti e i loro alleati come UE, Giappone, Canada, Australia, Giappone e pochi altri. Si tratta pertanto di una posizione esclusivamente occidentale.

Nel resto del mondo (e quindi nella maggioranza dei Paesi che fanno parte dell’ONU) essa non è affatto condivisa. Non a caso Xi Jinping ha subito confermato la sua visita ufficiale a Mosca dopo la decisione della Corte de L’Aia. Sulla medesima lunghezza d’onda si trova l’India di Narendra Modi, che non ha mai condannato Putin per l’invasione dell’Ucraina.

Stesso discorso per la stragrande maggioranza delle nazioni africane e dell’America Latina, anch’esse “neutrali” nei confronti dell’invasione.

Il senso è dunque chiaro. Da una parte c’è il blocco occidentale, che è in minoranza dal punto di vista demografico. Dall’altra si colloca il resto del mondo, che non solo non condanna ufficialmente l’invasione, ma è pure insofferente ai discorsi occidentali sul rispetto dei diritti umani.

Questo fa presagire per il futuro una contrapposizione sempre più netta tra il blocco a guida americana e tutti coloro che puntano a ridimensionare l’egemonia USA per dare vita a un nuovo ordine mondiale. Dal che si deduce che Vladimir Putin non corre molti rischi di essere arrestato. Gli basta evitare i viaggi in nazioni politicamente vicine agli Stati Uniti.

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