Una serata da dimenticare, di fuoco e di rabbia. Il giorno dopo il grave incendio provocato da alcuni detenuti ospiti del carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, con agenti e ristretti in ospedale per intossicazione ed arredi distrutti, l’ira del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria è rivolta a tutti coloro che non hanno raccolto, in questi mesi, i reiterati allarmi dei rappresentanti sindacali dei Baschi Azzurri.
“Le fiamme ed il denso fumo propagato potevano essere letali”, ricostruisce e denuncia Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti di Casal del Marmo. “I poliziotti sono stati tempestivi ad intervenire, provvedendo alla provvidenziale uscita di tutti i detenuti dalle celle per condurli in luoghi più sicuri della struttura. Tanto più che ieri, a Casal del Marmo, era responsabile della Sorveglianza Generale un Agente (!), bravissimo ma comunque chiamato ad un compito ben oltre le sue competenze. Sono poi intervenuti i vigili del fuoco, che hanno domato le fiamme, anche se alcuni poliziotti e detenuti sono dovuti ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. Abbiamo apprezzato che sul posto era presente anche il Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari”.
“Io credo sia grave che, in tutti questi, siano stati sottovalutati le nostre grida d’allarme”, prosegue.”E’ questa la terza volta che, in poche settimane, i detenuti appiccano le fiamme in alcune celle di Casal del Marmo. Sono mesi e mesi che il SAPPE, come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, ha chiesto ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti. È da sottolineare che nell’ultimo periodo diversi detenuti delle carceri minorili provocano con strafottenza modi inurbani e arroganza i poliziotti penitenziari, creando sempre situazioni di grande tensione. Ed è per questo che ci stupiamo di chi “si meraviglia” se chiediamo una revisione della legge che consente la detenzione di ristretti adulti fino ai 25 anni di età nelle strutture per minori. Legge voluta dal Ministro della Giustizia Orlando con Renzi premier, lasciata intonsa dal Guardasigilli Bonafede con Conte presidente del Consiglio e lo stesso da Cartabia e Draghi”.”
Non è stato fatto nulla, zero assoluto, e i risultati sono l’evasione dal Centro di Prima Accoglienza ieri a Torino e, prima, quella clamorosa di sette detenuti dal Beccaria di Milano, gli incendi e le aggressioni nelle altre carceri minorili di Nisida, Catania, Bologna, Palermo, Treviso, per citarne alcuni”, conclude Capece. “La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina: per questo si dovrebbe ricondurre la Giustizia minorile e di Comunità nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria piuttosto che mantenerla come Dipartimento a sé”.