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Prenestino/Labicano, all’interno di una baracca un uomo destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per una rapina

Fermati anche gli altri 2

Nei giorni scorsi, gli agenti del commissariato Tuscolano e della Sezione Volanti hanno effettuato un controllo in alcune baracche abbandonate che si trovano nelle vicinanze di via di Acqua Bullicante.

All’interno c’erano 3 persone che dormivano su giacigli di fortuna: un 37enne italiano e 2 uomini originari del Bangladesh di 43 e 36 anni.

Gli accertamenti sulle identità dei 3 hanno permesso di scoprire che, per motivi diversi, erano tutti “da ricercare”:

il bengalese di 36 anni era destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, per reati di rapina e lesioni. Il fatto reato si riferisce alla rapina in un supermercato del giugno scorso dove l’indagato, per evitare di essere fermato dopo un furto, avrebbe ferito una persona. Le indagini, condotte fin da subito dagli investigatori del commissariato Tuscolano con il coordinamento della Procura di Roma, avevano permesso di identificare il sospettato. Grazie agli elementi raccolti la Procura aveva chiesto ed ottenuto dal GIP la misura cautelare fin ad oggi non eseguita, proprio perché l’indagato si era reso irreperibile.

Il 37enne italiano, invece, era sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari ed in quel momento si sarebbe dovuto trovare nella sua abitazione sul litorale a nord di Roma.

A carico dell’altro bengalese, ovvero il 43enne, pendeva una condanna emessa dalla Magistratura romana per un cumulo di reati inerenti il patrimonio, per il quale doveva scontare la pena residua di 2 anni e 19 giorni.  

I bengalesi, dopo gli atti di rito, sono stati accompagnati in carcere a disposizione delle relative Autorità Giudiziarie, mentre il 37enne italiano è stato arrestato perché gravemente indiziato del reato di evasione: per lui la Procura di Roma ha chiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari la convalida dell’operato della Polizia di Stato.  

Ad ogni modo gli indagati sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell’attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.

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