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NOI ABBIAMO LE PUNTE, LORO I MUGGITI ! TORINO – JUVENTUS 0 a 1

Le pagelle del tifoso bianconero dopo il derby vinto contro il Torino a cura di Marco Sanfelici

SZCZESNY 6,5 Reattivo ed attento. Para un paio di volte su tiri da lontano e si sostituisce a Bonucci nei rinvii. E’ chiaro che abbia ricevuto l’ordine di non indugiare in basso e di cacciare la palla più lontano possibile. Anche in questo modo i rischi si azzerano. O quasi.

CUADRADO 5,5 Alla seconda palla regalata alla difesa granata nel 1° tempo, il vostro pagelliere perde il controllo dei nervi e fa sapere nel raggio di un paio di Kilometri il suo pensiero. “Toglilo” è la cosa più garbata che esce dalla gola a 1500 decibel. Poi Vinavil si riprende e finisce distruggendo la vita a Lazaro e stringendo i denti su Karamoh, bel peperino. Ma quelle due palle sono dirimenti.

DANILO 7 Valore aggiunto di pura qualità in una linea difensiva che per la prima volta decifro a 3. Pulito negli interventi, a testa alta nelle uscite, un mostro nei tackles e nelle chiusure. Ciò che sancisce la sua levatura è la continuità di partita in partita, anche le più sfortunate. Imprescindibile.

BREMER 6,5 Senza Sanabria il Toro perde il 50% della sua pericolosità, ma l’altro 50% lo cala il brasileiro ex di turno. Vlasic, intravisto; Mirantjuk sbiadito; Radonjic ectoplasmatico; il tutto sotto la regia di Bremer. (BONUCCI 6 Siccome la Juve perde un soldatino a partita, Bonny entra per quasi un tempo intero. Inizia con timidezza ed al Toro non si deve concedere niente. Poco per volta la prestazione si eleva e contribuisce di suo al successo finale)

ALEX SANDRO 6,5 C’è da fargli un monumento per l’intervento su Aina che si stava involando verso Szczesny dopo 30 secondi dall’inizio della ripresa. Detto questo, la sua gara è di livello, sia come risparmio totale di palloni persi che come palle giocate con costrutto. Infila varie volte i corridoi liberi per impostare le ripartenze. Bella partita, che non resti l’unica.

LOCATELLI 5 Vincere un derby, non ostante questo regista sconclusionato, centrocampista ipotetico e dalla corsa degna di un fagocero, non capisco se è un merito della squadra o un demerito di chi lo ha inseguito per 5 mesi di fila, come se non ci fosse senza di lui un domani. Se la manovra juventina appare talvolta lenta e macchinosa, rivolgersi a Locatelli che spiega il perché.

McKENNIE 5,5 Il mezzo voto vale per le sgroppate fatte in lungo e in largo, in alto e in basso, alla ricerca dell’avversario per sporcargli le linee di passaggio. In fase di costruzione la sua prestazione vale meno di 4. Trascorrono intere frazioni di gioco senza mai vedere la chioma con macchia gialla e se compare è per perdere palla. L’americanino è la cartina tornasole di quanto scarso sia il centrocampo “mulitta”. Altrimenti…

RABIOT 6 Il meno peggio della terra di mezzo. Anche se pure lui fa a gara a giocare a nascondino. Se non altro quando emerge lo fa con determinazione e volontà, ma non è un fulmine di guerra ed oggi, se al suo posto ci fosse uno veloce e ficcante, staremmo a parlare di goleada. Teniamoci i 3 punti, di un’importanza pari alla vittoria di Wellington a Waterloo.

KEAN 6,5 Ebbene sì, maledetto Carter. Se avesse anche i piedi nusicali come il violino di Salvatore Accardo, staremmo a celebrare la doppietta segnata da Moise. Si deve però apprezzare la continua partecipazione al gioco, la costante capacità di dare profondità, anche al di là del limite tecnico del tutto evidente. La sua presenza serve a tenere la difesa granata bloccata e se significa notevole difficoltà a sfondare le linee, altresì vuol dire che il Toro non può attaccare in massa, privandolo di quella spinta che può creare pericoli a gogò. Ora che non sia una chimera… (MILIK 6 Rileva un Kean sfiancato al 73° e forse per un caso, un minuto dopo il suo ingresso in campo, la Juve va in vantaggio. Indubbiamente Milik in area ha un peso ben maggiore di Kean, elementare Watson…)
KOSTIC 6 Voto guadagnato nel 2° tempo, al netto di una frazione iniziale gravemente negativa. Finalmente gli si vede alzare la traiettoria dei cross e la pericolosità dei lanci dentro l’area. Le rincorse in ripartenza verso la porta avversaria costringono Juric a tenere sempre 2 giocatori indietro: in fondo si vincono le partite anche tenendo gli avversari in apprensione.

VLAHOVIC 7,5 Migliore in campo per distacco. Il vantaggio assoluto sulle palle alte, consente a Szczesny di giocare lungo e trovarlo con continuità. Il primo risultato è quello di costringere gli attacchi granata a dover partire sempre da lontano. Colpisce di testa per un compagno o per facilitare il girarsi e continuare l’azione. E’ il faro a trequarti di campo per tutta la squadra e quando finalmente Cuadrado batte al bacio un calcio d’angolo, è sveglissimo a raccogliere la palla da un colpo di testa di Danilo. Rete, gioco e partita. Se soltanto fosse servito meglio… (PAREDES 6 In 5 minuti si guadagna il voto dimostrando tutta l’esperienza di cui è dotato, andando a sostare in seduta stante presso la bandierina del corner congelando il gioco. Per la consolazione di Allegri, che solitamente si mangia vivo chi non comprende l’enorme senso tattico della cosa. Da una situazione analoga mal gestita da Dybala, nacque il pareggio del Frosinone a Torino nel lontano 2015 ed ancora ho negli occhi la reazione del mister. Nell’intervallo di 5 minuti, si è giocato sì e no 1 minuto e mezzo. Segno di lucidità della squadra)

ALLEGRI 6,5 Apparentemente sembra che sbagli la formazione iniziale, ma alla lunga ha ragione lui. Preferisce McKennie a Miretti, per la capacità di fare legna, rispetto ad una qualità tattica migliore ma non coniugata a saper soffrire giocando senza palla. Sceglie Kean, rinunciando ad una forte pericolosità, preferendo la fisicità in movimento. Prepara la gara scegliendo di giocare in ampiezza, ricercando gli spazi tra le maglie dei padroni di casa che si aprono in maniera inevitabile, andando a cercare di offendere. Locatelli non lo ripaga per averlo preferito a Paredes, mentre quest’ultimo gioca gli ultimi minuti con intelligenza tattica di prim’ordine. Prove che il mister ha la squadra in mano. D’altronde l’accozzaglia timorosa, raffazzonata e ombra di se stessa che abbiamo dovuto patire nell’ultima settimana era troppo brutta per essere vera. Al netto del livello medio basso del Torino, si spera che il derby divenga lo spartiacque per una stagione ancora lunghissima e che spettacoli indegni della maglia non si abbiano più a vedere. Che sia stato il ritiro morbido o le parole del presidente o l’orgoglio ferito di qualche “capataz”, qualcosa di dignitoso si è visto. Il derby porta bene se si tratta di svoltare. Speriamo che sia così anche stavolta. Marco Edoardo Sanfelici

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