Macché, una buona notizia giammai! Non ci bastavano le tristezze accumulate sotto forma di degrado e immondizia ovunque, ma adesso giunge anche il fulmine a cielo tutt’altro che sereno della dipartita dei vertici dell’Azienda Municipalizzata preposta all’Ambiente, l’AMA, per Roma. La questione è “caprigna” e riguarda crediti e debiti che il Comune deve e pretende praticamente da se stesso, che va ad innescare l’ennesima crisi di servizi essenziali, vitali, tal quali metro, bus, viabilità, verde, sicurezza… La Città sta ripiombando nel fascinoso sudiciume, nell’inselvatichimento urbano, che già nel Seicento attraeva irresistibilmente romantici viaggiatori ed artisti, narratori con penne e pennelli che cercavano spunti dai toni forti, tal quali quelli che avevano infuso adrenalina di straordinaria qualità allo stesso Caravaggio e poi due secoli dopo ad un sorprendente Hans Christian Andersen, protagonista di omeriche scampagnate fuori porta e dentro i letti capitolini, autore nel 1834 de “L’improvvisatore”, ispirato alla miserevole condizione di un ragazzo romano. E’ chiaro che mancando termovalorizzatori dell’ultima generazione, rimane la soluzione del tappeto, cioè il cacciare il pattume ovunque sia ancora possibile, salvo lasciarlo accumulato dentro e fuori dei cassonetti. Rimango convinto che pensare di riportare Roma alla normalità, in regime di gestione ordinaria, sia un mero eufemismo un insulto al raziocinio mentale di chiunque. E’ evidente che la situazione richiede la straordinarietà, ovviamente salvando poi la reale capacità degli amministratori. Ogni giorno di attesa, ogni proroga delle mani tese dalle piccole discariche della provincia rischiano di prolungare una agonia senza sbocchi, se non catastrofici per l’immagine e soprattutto per la salute. E per concludere, torno per la terza volta consecutiva sul modello danese, che non disdegna le firme italiane: la “splendida” Copenhagen, che è a buon punto per il livello zero di emissioni inquinanti con dead line al 2025, da decenni elimina i rifiuti con vantaggio ed ora con un nuovo supertermovalorizzatore (coperto da una pista da sci) e che di contro genera energia senza costi per i cittadini, con buona pace dell’animo trasgressivo di Andersen e della infinita tristezza della sua Sirenetta.
***Nuovo Termovalorizzatore nel cuore di Copenhagen Recentemente alcuni ricercatori del Centro Studi MatER sono stati in visita al nuovissimo termovalorizzatore di Copenaghen, situato nel centro della capitale danese. Oltre al moderno e innovativo aspetto architettonico, questa complessa opera ingegneristica si prospetta essere lo stato dell’arte attuale della tecnologia Waste-to-Energy, sia in termini di prestazioni energetiche che ambientali:
Recupero energetico e flessibilità d’esercizio Il termovalorizzatore ha due caldaie a grata, ciascuna di capacità pari a 35 ton/h e carico termico nominale di 112 MW, due linee di depurazione fumi a umido con condensazione del vapore acqueo e una turbina da 67 MWe.
La configurazione scelta garantisce il massimo recupero di energia elettrica e termica, sopportando variazioni consistenti nella composizione del rifiuto conferito: vapore prodotto ad alta temperatura e pressione (440°C/70 bar, con possibilità di aumentare la temperatura fino a 480°C), ridotto eccesso d’aria (da cui una concentrazione di O2 nei fumi secchi pari al 6%), SCR front-end (ad alta temperatura), turbina a vapore con rendimento isentropico e numero di pale elevati. Inoltre, il sistema di condensazione del vapore dei fumi in due step permette di recuperare il calore di condensazione, incrementando di circa 20 punti percentuali il recupero di energia, da cui un rendimento complessivo di 107%: il primo passaggio raffredda i gas mediante uno scambiatore di calore posto sulla linea di ritorno del teleriscaldamento, recuperando 10 MW di calore per ciascuna linea, mentre nel secondo una pompa di calore ad assorbimento ne abbassa la temperatura fino a 20-30°C, aggiungendo altri 15 MW per caldaia al teleriscaldamento.
L’elevato grado di flessibilità operativa è garantita dalla connessione a due distretti della rete di teleriscaldamento di Copenhagen, mediante un condensatore a doppio fascio tubiero, e mediante un by-pass totale alla turbina.
Le principali modalità operative sono:
• esercizio in assetto cogenerativo (condizione nominale);
• esercizio in assetto cogenerativo con condensazione spinta del vapore dei gas per il recupero di 30 MW termici con pompa di calore attiva;
• by-pass totale della turbina con pompa di calore attiva;
Recupero di materia e riciclo Nonostante l’attività dei termovalorizzatori sia normalmente definita “di recupero”, il processo di incenerimento presso l’impianto di Copenhill permette il riciclo di materia mediante il recupero di risorse altrimenti impossibile.
Si prevede di estrarre un quantitativo di metalli dalle ceneri pesanti superiore al 90% del totale di ferrosi e non ferrosi; le ceneri possono essere utilizzate come componente per il manto stradale o per altri usi nel campo delle costruzioni, previa verifica del rispetto dei limiti sul contenuto di metalli pesanti e sulla generazione di percolato. Perciò, le ceneri pesanti possono sostituire risorse vergini di natura simile, quali sabbia e ghiaia.
Si prevede di utilizzare l’acqua recuperata dalla condensazione del vapore contenuto nei gas, sostituendo reintegri d’acqua, per esempio quello per le perdite lungo la rete di teleriscaldamento. Performance ambientali
Il trattamento dei gas prodotti dalla combustione dei rifiuti consiste in un filtro elettrostatico (ESP) a 270°C, un sistema SCR front-end e low-dust con catalizzatore triplo (seguito dall’economizzatore), uno scrubber e un sistema di condensazione del vapore acqueo.
Posizionando il sistema DeNOx a valle del filtro elettrostatico si evita il riscaldamento dei gas, raggiungendo concentrazioni di NOx di 15 mg/m3. L’SNCR è stato sostituito con l’obiettivo di ridurre le emissioni di NOx, soggette a una tassa di 3.3 €/kg.
Lo scrubber a quattro stadi rimuove HCl, HF e molti metalli pesanti, non catturati dall’ESP, nel primo passaggio; gli ossidi di zolfo vengono rimossi nel secondo passaggio che prevede l’utilizzo di calcare. Il sistema di recupero delle condense in due stadi non solo garantisce il recupero del calore di condensazione ma permette anche l’ulteriore pulizia dei fumi, rimuovendo diossine e mercurio mediante l’iniezione di carbone attivo. Le acque reflue di processo vengono trattate in un sistema di precipitazione convenzionale, integrato con filtri a sabbia, filtri a carbone, scambiatori ionici e uno stripper per il recupero dell’ammoniaca rinviata nei forni.
Il condensato è trattato in un sistema separato composto da un processo di osmosi inversa che produce acqua pulita, potenzialmente priva di sali e inquinanti. In tali condizioni, l’acqua può essere utilizzata come corrente di make-up per le caldaie e per la rete di teleriscaldamento.
Il nuovo impianto è collocato nel centro della città e sarà gestito da Amarger Resourcecenter (ARC), azienda di proprietà di cinque comuni dell’area metropolitana di Copenhagen; sostituirà l’attuale termovalorizzatore, anch’esso di ARC, in esercizio da più di 40 anni.
Ruggero Alcanterini