L’Amica Geniale 4, la spiegazione del finale che in molti telespettatori si aspettano: chi è la bambina perduta del titolo
Con l’ultima stagione intitolata “Storia di una bambina perduta”, la serie televisiva L’amica geniale, tratta dall’amata tetralogia di Elena Ferrante, giunge al suo epilogo su Rai 1. Questo capitolo finale non solo conclude la narrazione delle vite intrecciate di Lila ed Elena ma immerge gli spettatori in un vortice di significati profondi e quesiti aperti, lasciando un’impronta indelebile nella storia della televisione italiana.
La “bambina perduta” a cui il sottotitolo dell’ultima stagione fa riferimento ha molteplici livelli interpretativi. Inizialmente, il pensiero va immediatamente a Tina, la figlia di Lila che scompare in circostanze misteriose e tragiche. Questo evento diventa il fulcro attorno al quale ruotano le dinamiche successive tra le due protagoniste. La sparizione di Tina segna un punto di rottura definitivo nel loro rapporto già complesso e carico di tensioni preesistenti. La tragedia si abbatte sulle loro vite come una tempesta, lasciando cicatrici profonde e irrisolvibili.
La bambina perduta
Tuttavia, scavando più a fondo nella narrazione e nelle sue sfumature simboliche, emerge che il concetto di “bambina perduta” può essere esteso ben oltre la figura letterale della piccola Tina. Lila stessa può essere considerata una “bambina perduta”, con la sua esistenza costellata da momenti di smarrimento sin dall’infanzia – simboleggiati dalla perdita delle bambole – fino alla sua decisione finale di sparire volontariamente dalla vita dell’amica Elena. La scelta drastica di Lila rappresenta l’apice della sua ribellione contro un’esistenza che non le ha mai permesso pienamente l’espressione della propria genialità e creatività.
Parallelamente alla figura enigmatica e tormentata di Lila si colloca quella altrettanto complessa ed elaborata dell’altra protagonista: Elena Greco. Anche lei incarna l’idea della “bambina perduta“, sebbene in maniera differente rispetto all’amica d’infanzia. Nonostante i successi professionali raggiunti come scrittrice, Elena percepisce costantemente un senso d’incompletezza che pervade ogni aspetto della sua vita personale e lavorativa; è come se fosse perpetuamente in bilico tra aspirazioni individualistiche ed esigenze familiari.
Il concetto ferrantiano dello smarginarsi trova applicazione sia nella vita tumultuosa ed eccentrica vissuta da Lila sia nell’esistenza apparentemente più ordinaria ma internamente conflittuale vissuta da Elena; entrambe sono figure femminili forti ma intrise d’inquietudine interiore che cercano disperatamente una coerenza identitaria in un mondo caotico.
Il finale aperto offerto dalla serie televisiva – fedele allo spirito dei romanzi originali – invita lo spettatore a riflettere sulla natura effimera dell’esistenza umana attraverso il prisma delle esperienze vissute dalle due protagoniste principali. La storia universale raccontata attraverso gli occhi sensibili ed acuti delle nostre amiche geniali parla direttamente al cuore dello spettatore moderno; affronta tematiche quali la perdita dell’innocenza infantile, i dolorosi processi del crescere e del diventare adulti nel tentativo continuo (ma spesso vano) di ritrovare o reinventare sé stessi all’interno degli intricati labirinti socialmente costruitti.