
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea sembra non conoscere tregua, e i suoi effetti potrebbero essere pesanti per l’Italia. Non si tratta solo di acciaio e alluminio, ma anche di prodotti che raccontano la storia del nostro paese, come formaggi, olio e vino. Dopo le tariffe imposte dagli Usa, la Commissione Ue ha risposto, e ora Donald Trump minaccia nuove misure che potrebbero danneggiare gravemente l’economia italiana.
Come affermato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la situazione è complicata: “è innegabile che la politica di introduzione di dazi annunciata dall’amministrazione americana potrebbe danneggiare l’economia italiana come quella europea“, ha detto durante un question time alla Camera. Ma quale sarà l’impatto reale per i prodotti più rappresentativi del nostro paese?
I prodotti più a rischio: tra formaggi e vino
Le stime parlano chiaro: a essere più vulnerabili potrebbero essere alcuni dei prodotti agroalimentari italiani che vantano un eccellente rapporto qualità-prezzo. Secondo uno studio di Nomisma, se la guerra commerciale tra Usa e Ue dovesse proseguire, i più colpiti sarebbero senza dubbio il pecorino romano, l’olio d’oliva, e soprattutto il vino, che è sempre stato uno dei prodotti più amati all’estero.

Un aumento dei dazi potrebbe colpire il pecorino romano, particolarmente apprezzato negli Stati Uniti per essere facilmente grattugiato e quindi facilmente sostituibile con altri formaggi. Ma non solo. Anche il sidro di mele e l’aceto rischiano di subire gli effetti della guerra commerciale, mentre i vini italiani di fascia media come il prosecco potrebbero vedersi penalizzati. In questo contesto, la crescita dell’export potrebbe subire un rallentamento notevole.
Infatti, i dati parlano di un aumento del 20% dell’export di vino italiano negli Stati Uniti nel 2024, ma se i dazi dovessero arrivare al 25%, il danno stimato per il settore vinicolo italiano potrebbe superare i 470 milioni di euro. Questo senza contare gli effetti indiretti sul commercio globale, che potrebbero addirittura spingere il danno a quasi un miliardo di euro. In termini di esportazioni, gli Stati Uniti sono il secondo mercato per il cibo e il vino italiano, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024.
Le risposte del Governo Italiano
Il governo italiano, consapevole delle difficoltà, non è rimasto con le mani in mano. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha chiarito che l’Italia si sta muovendo in modo unitario con l’Unione Europea per fronteggiare la situazione. Il vicepremier Matteo Salvini, invece, ha sottolineato come, in passato, l’Italia sia riuscita a negoziare con successo per esentare alcuni prodotti dai dazi, come il vino. Una vittoria diplomatica che potrebbe essere replicata, anche se la situazione odierna è complessa.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato che l’Italia è pronta a fare la sua parte per proteggere le nostre imprese. Infatti, il governo sta preparando un piano di tutela, e il 21 marzo è in programma una riunione con le imprese per spiegare le soluzioni che potrebbero essere adottate. Le parole di Tajani sono chiare: “L’Italia è pronta a tutelare nel modo migliore possibile le nostre imprese“.
Possibili soluzioni e previsioni future
La situazione resta incerta e difficile da prevedere. Come ha detto Giorgetti, “nessuno sa oggettivamente quello che ci aspetta“. Tuttavia, è chiaro che una risposta diplomatica forte è necessaria per evitare danni irreparabili. I produttori italiani, soprattutto quelli di formaggi, olio e vino, temono che un aumento dei dazi possa compromettere anni di duro lavoro e successi sui mercati internazionali.
Per ora, l’Italia continua a lavorare insieme all’Unione Europea, sperando di trovare una soluzione che non danneggi ulteriormente il nostro export. Tuttavia, è evidente che il rischio di nuovi aumenti delle barriere commerciali è concreto, e solo il tempo dirà quale sarà il destino dei nostri prodotti più amati all’estero.
Ma come reagiranno gli Stati Uniti a una possibile soluzione diplomatica? E quali saranno gli effetti sugli altri mercati globali? L’incertezza continua, ma ciò che è certo è che l’Italia dovrà prepararsi a sfide economiche più grandi.