L’Aeroporto di Ciampino provoca notevoli problemi ai cittadini: la situazione rumorosa è insostenibile, cosa sta accadendo

Ciampino, una mattina qualsiasi. Le finestre sono chiuse, nonostante il sole. Perché chi vive qui lo sa: appena le apri, sei travolto dal rombo degli aerei. Un suono che non lascia spazio al silenzio, né al riposo. Eppure, da quasi sei anni esiste un decreto che dovrebbe limitare tutto questo. Il problema? Non viene rispettato.
A chiederne l’applicazione è ancora una volta il CRIAAC – Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Ciampino – che ha appena spento venti candeline. Un traguardo importante, segnato da battaglie, denunce e qualche vittoria legale, ma con una domanda che resta sul tavolo: perché, dopo tutto questo tempo, le regole sul rumore sembrano ancora carta straccia?
Una lunga storia di battaglie (e di sentenze ignorate)
Il CRIAAC è nato il 5 giugno 2005. Allora, a far scattare la scintilla fu il malcontento di centinaia di cittadini stanchi di subire il traffico aereo e l’inquinamento acustico del secondo scalo romano, il Giovan Battista Pastine. Nel 2015 furono raccolte oltre 2.500 denunce, inviate alla Procura della Repubblica. Arrivarono perfino a Bruxelles con una petizione. Un grido collettivo che puntava a difendere due diritti basilari: salute e qualità della vita.

La svolta sembrava essere arrivata nel dicembre 2018, quando l’allora ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, firmò il famoso “decreto antirumore”. Le nuove regole erano chiare: massimo 65 voli di linea al giorno, 61 di aviazione generale, solo 2 voli di Stato e stop ai voli notturni tra le 23.00 e le 06.00, salvo casi eccezionali. Un segnale forte, che però ha incontrato ostacoli lungo la via.
Le compagnie aeree, ovviamente, non l’hanno presa bene. Ryanair e Wizz Air hanno dato battaglia a colpi di ricorsi, ma la giustizia italiana ha parlato chiaro: entrambe sono state sconfitte in via definitiva dal Consiglio di Stato (Ryanair nel 2021, Wizz Air nel 2022). Insomma, il decreto è legale, valido e attuabile. Ma attuarlo, a quanto pare, è un altro paio di maniche.
I dati che non arrivano (e i controlli che mancano)
Il punto, oggi, è questo: le regole ci sono, ma chi dovrebbe farle rispettare non le sta applicando fino in fondo. Il CRIAAC denuncia in particolare la mancata attuazione dell’articolo 4 del decreto, che prevede controlli, monitoraggi e obbligo di trasmettere i dati sull’inquinamento acustico a enti come il Ministero dell’Ambiente, l’ARPA Lazio, la Regione Lazio e i Comuni interessati. E se i limiti vengono superati? Allora tocca al gestore dell’aeroporto prendere provvedimenti.
Peccato che, secondo gli attivisti, tutto questo sia rimasto solo sulla carta. “Abbiamo scritto a tutti – dicono – ma le prescrizioni del decreto sono ancora ignorate”. Per questo, il Comitato si appella ora ai sindaci di Ciampino e Marino, chiedendo loro un atto di responsabilità. D’altronde, sono loro i primi rappresentanti dei cittadini che subiscono ogni giorno questo disagio.
La domanda, a questo punto, è inevitabile: quanto tempo ancora dovranno aspettare gli abitanti per avere il silenzio che gli spetta di diritto? Perché se una legge c’è, e la giustizia ne ha confermato la validità, allora va fatta rispettare. Altrimenti, a cosa servono le leggi?