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Anche a Nettuno, spunta sulla sede del Pd: “Parlateci di Bibbiano” il caso che ha sconvolto l’Italia

Anche sull’entrata, della sede di Nettuno del Partito Democratico, come in parte del resto d’Italia sono spuntati degli striscioni con scritto “Parlateci di Bibbiano”. Un caso che ha sconvolto il Paese, venuto fuori grazie all’operazione “Angeli e demoni” concentrata su una serie di episodi in Val d’Enza (un’unione di sette comuni in provincia di Reggio Emilia) in cui si è scoperto che diversi bambini, sarebbero stati manipolati e sottratti alle famiglie di origine per darli in affido ad altre. Finora sono state eseguite 16 misure di custodia cautelare e gli indagati sono circa trenta, sebbene il numero stia aumentando. Tra le persone coinvolte spiccano il sindaco di Bibbiano, due ex sindaci del territorio, funzionari pubblici, assistenti sociali e psicoterapeuti. Le accuse sono frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso e lesioni personali gravissime.

L’inchiesta ha rivelato l’esistenza di un sistema in cui i bambini erano indotti a raccontare violenze subite dai familiari, in realtà mai avvenute, tali da giustificare l’affido ad amici e conoscenti degli assistenti, mentre allo stesso tempo si gestivano illecitamente fondi pubblici. La motivazione, infatti, sarebbe stata squisitamente economica: ogni famiglia riceveva tra i 600 e 1200 euro al mese; mentre gli psicologici che supportavano i bambini avrebbero preso circa 135 euro a seduta.

Dopo questa notizia, l’Italia si è fermata, alcuni come in questo caso hanno indirizzato il proprio sdegno verso il Partito Democratico, di cui fa parte il Sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti che si è autosospeso dal partito, perché coinvolto nel caso e attualmente agli arresti domiciliari.

In alcune città, gli striscioni sono stati attribuiti a Casapound, altri a Forza Nuova. Quello di Nettuno non è stato rivendicato, ma condiviso da un membro di Casapound sul suo profilo Fb, che nega di esserne l’autore.

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