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Editoriale

XVII GIOCHI OLIMPICI – ROMA 1960 – IL DOVERE COMPIUTO (217a puntata) HOCKEY SU PRATO

 – GIOVANNI ANNI ( Cagliari 8 maggio 1936 ) Tesserato per l’Amsicora di Cagliari, a 24 anni ha fatto parte della squadra che ha preso parte ai XVII Giochi, classificandosi 13°, insieme a Sergio Ballesio · Enrico Bisio · Claudio Candotti · Giampaolo Farci · Luigi Farci · Bruno Figliola · Antonio Lenza · Claudio Libotte · Tullio Marchiori · Giovanni Mazzalupi · Giampaolo Medda · Quarto Pianesi · Felice Salis · Luciano Soli · Alessandro Vannini · Antonio Vargiu e Ugo Zorco. Al torneo, che si tenne a Roma tra il 26 agosto e il 9 settembre, parteciparono 16 squadre nazionali e fu vinto dal Pakistan che, nella finale disputata al Velodromo Olimpico, batté l’India per 1-0.. La medaglia di bronzo fu della Spagna che sconfisse, nello stesso impianto, la Gran Bretagna nella finale per il 3º posto. Il torneo fu organizzato sulla base di 4 gruppi di 4 squadre ciascuno: le prime due classificate accedettero ai quarti di finale, le terze disputarono il girone di qualificazione dal 9º al 12º posto e alle ultime classificate di ogni gruppo fu riservato un girone per la classificazione dal 13º al 16º posto. Gli impianti in cui si tennero gli incontri furono lo Stadio dei Marmi al Foro Italico e il Velodromo Olimpico, all’EUR; tutte le fasi finali dai quarti in avanti si tennero in quest’ultimo impianto, e alcuni incontri di recupero furono disputati al complesso sportivo delle Tre Fontane. Peraltro al termine dei 44 incontri la squadra italiana risultò 13a davanti a quelle del Giappone, Svizzera e Danimarca.
(da La Nuova Sardegna) Alle Olimpiadi di Roma del 1960 furono convocati 14 atleti sardi. Nove di loro in un’unica disciplina, l’hockey su prato. L’Amsicora in quel periodo dominava la specialità cara a indiani e inglesi, vincendo quattro dei sei campionati dal 1956 al 1961. Giocoforza il selezionatore dell’epoca, l’indiano Rex Norris, primo tecnico professionista nell’hockey italiano, dovette pescare a piene mani dalla formazione in casacca verde. Così a Roma, furono addirittura otto gli amsicorini convocati: Cicci Salis, Luigi e Giampaolo Farci, Antonio Vargiu, Bruno Figliola, Giovanni Anni, Antonio Lenza e il capitano dei cagliaritani e della nazionale Giampaolo Medda. Con loro anche il portiere del Cus Cagliari Ugo Zorco.
«La realtà – racconta Cicci Salis, terzino destro di quella nazionale – è che sarebbero dovuti essere dieci i giocatori sardi. Ma i romani, che erano i nostri maggiori rivali in campo e che contavano di più negli uffici federali, fecero il diavolo a quattro per far convocare uno in più di loro. Così Kiki Aramu fu lasciato a casa».
Sacrificato per gli equilibri il talento emergente dell’hockey, che poi sarebbe diventato anche segretario federale e che ora è presidente del comitato regionale della federhockey, Mister Norris, più volte campione olimpico con la sua India, chiuse la lista dei 18. Aveva condotto la selezione in due lunghi ritiri, nel 1958 e nel 1959, e concluso la preparazione preolimpica alle porte di Roma, nel 1960.
«Eravamo convinti di poter fare un buon torneo – continua Cicci Salis, per anni dirigente dell’Amsicora, dopo aver appeso il bastone al chiodo –. Puntavamo ad entrare nelle prime otto, fuori dal giro delle medaglie sicuramente, ma in una posizione di prestigio. Invece la prima partita andò male, condannandoci a un torneo di retroguardia».
L’Italia giocò allo Stadio dei marmi contro la Francia. Norris, per sentirsi più sicuro, mise in campo tutti e nove i sardi oltre a Libotte e Bisio. Gli azzurri avevano battuto i transalpini nelle ultime due amichevoli e dunque le speranze erano altissime. Invece la Francia passò in vantaggio a metà del primo tempo e chiuse i conti nella ripresa dopo che l’Italia aveva ripetutamente sfiorato il pareggio. Un 2-0 che fece precipitare la squadra nello sconforto e mandò Norris nel pallone. Nelle due successive partite il tecnico ridusse della metà la presenza dei sardi, e l’Italia beccò due sonore lezioni (0-7 contro il Kenya e 0-5 contro la Germania). Ci fu quasi un ammutinamento, condotto da Giampaolo Medda che aveva già giocato le Olimpiadi di Helsinki del 1952 e che era il leader indiscusso degli azzurri. Così nelle ultime due partite, quelle della classificazione dal 13o al 16o posto, il tecnico indiano ritornò sul blocco dell’Amsicora.
« L’Italia a quel punto salvò l’onore – aggiunge Salis –. Pareggiammo 1-1, ma avremmo potuto vincere benissimo, contro la Svizzera, e poi battemmo per 2-1 il Giappone, chiudendo al primo posto nel girone di consolazione».
Manco a dirlo il gol della vittoria contro i nipponici fu messo a segno da un amsicorino, Antonio Lenza. «Quel gol manco me lo ricordo – confessa oggi Cicci Salis –. So solo che facemmo festa, per aver concluso quell’esperienza fantastica nel migliore dei modi».
Salis ricorda anche l’eccitazione e la febbre che in quelle giornate a cavallo di agosto e settembre scosse tutta Roma. «Un’atmosfera fantastica – racconta Salis –, emozioni indescrivibili. Ancora oggi conservo gelosamente la giacca della sfilata inaugurale. Quel giorno facemmo a piedi il tragitto dal villaggio Olimpico allo Stadio dei marmi. Poi l’ingresso all’Olimpico, in fila per quattro, inquadrati come militari. Nel sottopassaggio qualcuno sgarrò, finì per formare una quinta fila, da solo. Era Gianni Rivera, richiamato subito all’ordine. Quando sbucammo dentro lo stadio sentii un boato incredibile. Indimenticabile. Ogni volta che ci penso mi vengono quasi le lacrime. Un’emozione infinita». Salis fu uno dei quattro giocatori azzurri che vennero schierati in tutte le 5 partite, gli altri furono altri tre amsicorini Antonio Vargiu, Luigi Farci e il mitico capitano Giampaolo Medda.

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