Cattive notizie ? Macché, siamo di fronte ad un ritorno prepotente della natura. Intanto con le vespe e non quelle di Vacanze Romane, ma quelle minacciose che ti colonizzano il vaso delle piante grasse in balcone e poi, con le volpi che, come i cinghiali, le cornacchie e le zanzare, si vanno riappropriando dei territori dei territori urbani, loro habitat caratteristico nella decadente Roma medievale. Non vi nascondo che vedere scorrazzare un paio di fulve volpi sotto casa, oggi, di prima mattina, mi fa fatto piacere e pensare, soprattutto a quelle povere vespe che avevo dovuto sopprimere con un letale insetticida, ieri all’imbrunire. In definitiva, l’artificio in natura siamo noi e ci meravigliamo delle più elementari manifestazioni di un ecosistema al limite della sopravvivenza. Ieri ero a Fiumicino, sull’Isola Sacra, e non ho potuto che riflettere su quel lembo di territorio ordinato ma alieno, frutto di un work progress tiberino millenario, che ha lasciato indietro e interrata Ostia Antica, desueta “Pompei” marinara, come lo stesso imperiale Porto di Traiano, divenuto dettaglio di uno zoo safari, oggi “giardino segreto”, di uno scrigno di mirabilia, appunto nell’Isola che non c’era e adesso è, dove vanno e vengono i destini intercontinentali sulle ali del realizzato sogno leonardesco del volo. E allora, vi chiederete, cosa ci azzeccano le volpi e le vespe? Appunto, praticamente nulla, tanto quanto il resto, compresi i minuetti tra l’Eliseo e Palazzo Chigi o le incursioni degli hacker a caccia di segreti virali. Come ricordavano i capi comici, da Albertone Sordi in Polvere di Stelle a Erminio Macario e gli altri sulla scena reale dell’avanspettacolo di buona memoria, quello che metteva insieme con fatica il pranzo con la cena, lanciando un quotidiano allarme meteo, quello smarrito ieri nel sommerso di Palermo: care ragazze e ragazzi, la realtà è che l’aria che tira è da Teche RAI, quella di “Bambole non c’è una Lira!” e nemmeno un Euro, con un estremo imperativo, quello di attaccarsi agli Eurobond…