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VENTI DI GUERRA AI CONFINI DELLA PACE

17 OTTOBRE 216
– Ma è mai possibile che per dispute elettorali o per questioni di politica e religione ancora si debba finire in armi ai confini della pace possibile? Eppure sì, accade e se lo avrete notato si parla sempre meno di ISIS, quasi si fosse dematerializzata e sempre di più di Clinton e Trump, di Putin e Obama, di Aleppo e di Riga, ovvero di Gerusalemme e della sua spianata delle Mosche con il “Muro del Pianto”, ovvero dei resti del Tempio di Salomone, pilastro dell’identità ebraica, che si vorrebbe escludere. Per questo, anche le decisioni dell’UNESCO prese ieri in un clima di ambiguità tra assenze e astensioni equivalgono a benzina sul fuoco. E i nostri soldati in Lettonia rappresentano un onere residuale di appartenenza a schieramenti nati settanta anni fa dopo la Seconda Guerra Mondiale . Oggi i sovietici sono divenuti pezzi da museo, ma agitare certi spauracchi fa ancora comodo. E noi? Sempre più soli ed usati a fare da crocerossine in mezzo al mediterraneo e da badanti in casa, divisi tra SI e NO su referendum costituzionale, olimpiadi, pensioni, manovra economica ed ora l’invio dei militari per la “campagna di Russia” e l’astensione sulla decisione UNESCO per Gerusalemme. Francamente tutto questo non mi appassiona, perché puzza da lontano di pretestuosità e strumentalità. Infine, cosa pensare della “avance” del Sindaco Giuseppe Sala per i Giochi 2028 ? La proposta è legittima e sembra una risposta alla romana Virginia Raggi. Voglio comunque ricordare che le antiche velleità olimpiche meneghine non prescindevano dall’asse MI-TO, dove oggi c’è l’altra Sindaca “pentastellata”, Chiara Appendino.
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