22 APRILE 2015 –
COSA VOLETE CHE VI DICA, IO HO ANCORA NELLE ORECCHIE LA VOCE COINVOLGENTE, TRASCINANTE, EMOZIONANTE DI MARIO FERRETTI, UN UOMO SOLO AL MICROFONO. Quando nella Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia 1949, Fausto Coppi prese dodici minuti al mio amato Gino Bartali io lo seppi da lui, tramite la radio con “occhio magico” di mio padre. Mario sentenziò: “Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco celeste, il suo nome è Fausto Coppi”. Lui mi fece innamorare dello sport nella sua accezione epica e fu il mio maestro virtuale, mentre quelli reali li avrei incontrati qualche anno più tardi nella redazione e in studio in Via del Babuino. Nel 1961 fui reclutato da Italo Gagliano e tra le nebbie delle Gitane detti un volto a Guglielmo Moretti, Paolo Valenti, Italo Moretti, Sandro Ciotti, Gilberto Evangelisti. Parlo di quei personaggi, che mi avevano adottato e con cui ho collaborato sino al 1994, perchè tutti, come Paolo Rosi, si ricollegano ad una figura centrale, come quella di Vittorio Veltroni, che ha avuto un ruolo fondamentale, facendo da ponte tra la vecchia EIAR e la RAI, mantenendo le vecchie professionalità, oltre la logica delle epurazioni postbelliche e scoprendo nuovi talenti. Come per la restituzione istituzionale dell’Apoteosi di Montanarini al godimento pubblico, per decisione del figlio Valter, alla famiglia Veltroni vanno riconosciuti onestà intellettuale e meriti oggettivi. Forse se Vittorio Veltroni avesse avuto un altro cuore ed un’altra testa, tanti di noi, me compreso, avrebbero avuto un’altra storia e non avremmo potuto raccontare e discutere di Pietro Mennea o dei Marmi del Foro, ma chissà di cos’altro… (nelle foto, Vittorio Veltroni con Carosio, Mario Ferretti, in piedi, con Danese e Giubilo, la redazione dei Sevizi Sportivi del Giornale Radio al Babuino con Guglielmo Moretti seduto al centro, Valenti, infine da sinistra,cinquant’anni dopo, me stesso, Lolli, seduto e Moretti).