Ancora telefoni cellulari nel carcere romano di Regina Coeli. Come spiega il Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, per voce del segretario nazionale per il Lazio Maurizio Somma, “durante una perquisizione finalizzata alle attività di controllo e verifica per contrastare l’illecita introduzione di telefonini e sostanza stupefacente all’interno dell’Istituto, il personale di polizia penitenziaria ha rinvenuto tre telefoni cellulari smartphone, droga e pen drive”. Somma ricorda gli allarmi lanciati dal Sappe da diversi mesi: “Anche tramite i pacchi postali destinati ai detenuti in periodo di Covid 19 si è tentato di fare entrare nelle carceri di tutto. La polizia penitenziaria è impegnata nel contrasto di questo nuovo fronte di illegalità, che sta iniziando a creare grosse ed evidenti difficoltà al sistema”.
“Non sappiamo più in quale lingua del mondo dire che le carceri devono essere tutte schermate all’uso di telefoni cellulari e qualsiasi altro apparato tecnologico che possa produrre comunicazioni – dichiara il segretario generale del Sappe, Donato Capece – nonché altrettanto necessario è prevedere uno specifico reato penale per coloro che vengono trovati in possesso di cellulari in carcere. I penitenziari sono sicuri assumendo i provvedimenti necessari per potenziare i livelli di sicurezza e nuovi agenti di polizia penitenziaria”. “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni – che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie”, conclude.
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