Harry Shindler, “il cacciatore di ricordi” e Roger Waters, hanno avuto il loro primo incontro, nel febbraio del 2014 ad Aprilia, per l’inaugurazione del monumento in memoria di Eric Flechter Waters, il padre del bassista e fondatore dei Pink Floyd, morto nel 1944 dopo lo sbarco di Anzio. Harry Shindler, è un veterano dell’esercito britannico di 95 anni, che impiega il suo tempo a far riaffiorire le ombre del passato, che figli e nipoti dei liberatori chiedono di far riemergere da un’oblio durato oltre sessant’anni: scoprire il destino di un militare disperso in combattimento, trovare la sepoltura di un altro soldato caduto al fronte, localizzare il relitto di un bombardiere mai rientrato alla base, riallacciare il rapporto con gente italiana che ha aiutato gli Alleati. Il racconto di queste indagini e quello della partecipazione di Shindler alla guerra in Italia, sono i due piani narrativi di “La mia guerra non è finita” il libro di Harry Shindler e Marco Patucchi che, pubblicato in Italia nel 2011 per Baldini&Castoldi, è uscito ora nella edizione inglese (“My war is not over”, Austin Macauley Publishers). Una riedizione arricchita dal nuovo capitolo dedicato, appunto, all’indagine che ha consentito di ricostruire le ultime ore di vita di Eric Flechter Waters.
Quella che segue è la prefazione a “My war is not over” scritta da Roger Waters
Non mi era mai capitato che mi chiedessero di scrivere una prefazione a un libro, o forse sì e ho declinato l’invito, adesso non ricordo, comunque, sono tornato da poco da Blightly, dove ho lavorato e ho trascorso parte del mio tempo libero, la sera, con il manoscritto di Harry malamente appoggiato sulla mia pancia.
Bene!
È un racconto commovente. Ci aiuta a ricordare che siamo tutti esseri umani e che questo è un fatto particolare.
Harry, nel suo attaccamento alla verità della storia personale e alle storie personali degli altri, ci chiede un’umanità che vediamo tristemente assente oggi, specialmente nelle stanze del potere. Tuttavia, ci incoraggia a non abbatterci e a guardare in avanti con ottimismo e generosità.
Le descrizioni di Harry del cameratismo, del lutto e del perdono possono creare delle connessioni con un futuro che dobbiamo ancora immaginarci.
L’ho conosciuto per qualche mese appena, ma la sua energia e il suo amore mi guideranno fino all’ultimo respiro.
Faccio parte di una famiglia speciale, una famiglia composta da persone che Harry ha aiutato nel ricostruire le storie dei loro cari caduti. Le parole non possono descrivere quanto sia preziosa questa ricostruzione, dunque, se posso permettermi di parlare a nome di tutta la nostra famiglia, Harry, ti dico grazie.
Tornando al libro. Il libro offre una lettura straordinaria, diretta, appassionata, capace di creare un’atmosfera, e soprattutto piena di compassione e di umanità. Allo stesso tempo, ti fa sentire fiero di essere inglese e profondamente consapevole che siamo in fondo tutti fratelli e sorelle e che la nostra parentela trascende i confini, le nazionalità, le razze e le religioni, nonché le ambizioni a volte sordide dei nostri leader politici.
Harry ha combattuto in quella che molti di noi considerano essere stata l’ultima guerra giusta, gli dobbiamo molto per questo, ma ancora di più, forse, gli dobbiamo per la dedizione che ha sempre dimostrato, in questi anni, nei confronti della verità e della giustizia.
Giù il cappello!