Francamente sono tra il divertito e il disincantato, sempre più convinto che i vituperati protagonisti della prima Repubblica erano di gran lunga preferibili a quelli di questa che, dopo il Governo Monti, possiamo considerare tranquillamente la Terza. Ho l’impressione che l’accelerazione geometrica impressa prima al Referendum e poi adesso alla questione voto subito si o no, risponda ad esigenze di puro principio, del calcolo delle probabilità in base al quale taluni accettano il gioco della roulette russa ed altri quello altrettanto pericoloso del tavolo verde nei casinò autorizzati. La verità è che vince sempre il banco e che per qualcuno che effimero gioisce, tutti gli altri piangono. Il bello è che tutti sappiamo già come va a finire, salvo che non si adotti la prima regola non scritta di ogni organizzazione, dall’ONU al condominio, quella del fair play. Questo argomento, che sostanzialmente tocca il tema della correttezza, della lealtà dei comportamenti e del rispetto delle regole, purché siano eque, è quello forte su cui nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, dallo Stadio di Domiziano, si avvierà una azione virtuosa, su cui verranno chiamati a collaborare uomini e donne di buona volontà. Diversamente, per concludere, mi viene in mente il titolo di un film cult come “NON APRITE QUELLA PORTA” e di ricordare a tutti i guardoni e gli onanisti che godono all’annuncio e nell’attesa di procedimenti, che toccano le sfumature più intime dei politici coinvolti, che il vero caso Ruby è quello vecchio di cinquantaquattro anni , concluso senza arrivare al bis e al ter : lui era nato Jacob Leon Rubenstein (Chicago, 25 marzo 1911 – Dallas, 3 gennaio 1967), è stato un criminale statunitense, condannato per aver sparato il 24 novembre del 1963 a Lee Harvey Oswald, nei sotterranei della Polizia di Dallas, uccidendolo, guarda caso, due giorni dopo che questi era stato arrestato con l’accusa di aver assassinato il Presidente John Fitzgerald Kennedy .
Ruggero Alcanterini