Francamente comincio ad avere qualche serio dubbio sul fatto che il “sistema”, che ci siamo via via dati e purtroppo non scelti, sia quello giusto. Intendo che la crescita esponenziale delle alternative al tradizionale, non tanto per quantità, quanto per velocità in progressione geometrica, penso stia avendo ovunque una sorta di effetto tsunami sui pilastri della società che noi chiamiamo civile. La famiglia, la scuola, le ideologie, la dignità dell’autosufficienza determinata dal lavoro, il rispetto dei valori, partendo dalla bandiera, sono già finiti o stanno finendo velocemente, rottamati da folate di pseudo cultura, affidate a sistemi innovativi talmente a rischio di scadenza, che anche gli adolescenti hanno difficoltà a mantenerne il passo. Forse fare chiarezza tra globalizzazione selvaggia e chiusura delle frontiere nazionali, non soltanto fisiche, servirebbe tanto quanto le conferenze mondiali sul clima che hanno già traguardato la 21a edizione, senza risultati straordinari, ma facendo almeno il punto sul presunto o vero stato di salute del Pianeta. Insomma, io ritengo si debba fare altrettanto, usando il tema chiave della “RESPONSABILITA’ SOCIALE PLANETARIA”, al fine di capire da dove veniamo e dove stiamo andando, senza vincoli culturali, religiosi, economici o politici di parte, ma con un’analisi contestualizzata di fenomeni, di flussi, anche di natura criminogena, che presi singolarmente rischiano di portarci verso strade e soluzioni sbagliate, se non catastrofi che, passando per crisi di ogni genere, possono infine trovare nelle guerre e finanche nelle pulizie etniche la loro catartica esaltazione. Onestamente, per questo, vedo l’Organizzazione delle Nazioni Unite come una vecchia zia sempre più in affanno, impotente e per certi versi inutile, inadeguata, forse un alibi per i Ponzio Pilato della Terra…
Ruggero Alcanterini