Qui ci vuole proprio il soccorso di Marco Tullio Cicerone, con la sua locuzione: “O tempora, o mores”. Insomma, siamo passato dall’eccitante carnalità di un rapimento collettivo, quello delle fanciulle sabine da parte di Romolo e dei disperati single che aveva con se, giusto per consentire oggi a Virginia di fare il Sindaco/a dei Romani, alla super crio sofisticata sottrazione di massa del mitico “segreto” della longevità, chiave per aprire la porta dell’eterna giovinezza, custodita da almeno temila anni dal vecchio Geras, laddove si pensava nessuno arrivasse a rubarlo, appunto nel luogo più recondito della Sardegna pietrificata, a Perdasdefogu. In sostanza, adesso abbiamo la chiara comprova che il nostro DNA ha un valore non soltanto come certezza della genitorialità o di un crimine commesso, ma che, se non finisce nelle mani sbagliate, può aprire scenari futuri oltre ogni fantasiosa immaginazione. Tanto interesse per gli oltre duecentomila campioni, conservati al Centro Genos dal 2000, la dice lunga su chi pensa che gli anziani siano un peso per la società, piuttosto che una risorsa da mantenere nel migliore dei modi, nell’interesse collettivo della società civile. D’altra parte, Geras, dio della vecchiaia, tra i Greci, era depositario di virtù, dalla saggezza, alla fama, al coraggio. E’ pur vero, che l’uomo non ha mai perso la speranza di trovare la fonte dell’eterna giovinezza, piuttosto che andare in pensione prima possibile, ma per il momento ci dobbiamo accontentare di campare un po’ di più, non dimenticando mai di alimentare la sete di conoscenza e di stimolare i meandri della curiosità. Infine, ricordiamoci di ricordare di non spegnere mai la luce del cervello, quella essenziale, che ci mantiene qualitativamente vivi, oltre ogni dato anagrafico.
Ruggero Alcanterini