Caro sindaco Luca Di Fiori,
sono una mamma di Ardea, pago più di 400€ all’anno per vedere il paese dove abito “un po’” pulito. Invece, al di là della raccolta dell’immondizia davanti a casa (e vi ringrazio per questo!), non ho altro. Fino a due mesi fa, per mia fortuna, non conoscevo il nuovo cimitero di Ardea, quindi vi “giustificavo” pensando che forse non eravate in grado di fare di meglio. Così, quando i miei figli mi chiedevano “Mamma, ci porti al parco giochi?”, oppure “Mamma, andiamo a fare un giretto?”, ho sempre deviato, obbligata, verso un centro commerciale per cercare di soddisfare in qualche modo questa loro naturale richiesta. Ora, invece, ho scoperto un bellissimo posto ad Ardea dove i nostri amati defunti hanno molto più diritto e rispetto di noi in vita: il nuovo cimitero di Ardea, un luogo curatissimo, pulitissimo, dove tutti sono gentili ed educati, dove c’è la raccolta differenziata e viene rispettata, dove non c’è nemmeno una briciola di pane per terra, dove tutto luccica di pulito, dove ci sono aiuole e fiori. Sono molto felice che i nostri amati abbiano questo bellissimo trattamento, ma non capisco perché io, come tanti altri ancora in vita, non ne abbiamo il diritto. Ora, io non amo fare polemiche e preferisco la comunicazione civile, quindi tenga presente questo mio messaggio in qualità di cittadina amareggiata. Sono arrivata ad Ardea quasi 10 anni fa e lo vedevo come il luogo con il clima perfetto, che sarebbe potuto diventare un paradiso viste le sue potenzialità. Mi ridevano in faccia quando dicevo “Date fiducia, lo capiranno”. Oggi, da mamma, continuo a vergognarmi perché su 40.000 abitanti non c’è un parco giochi, non c’è la possibilità di fare una passeggiata in pace senza dover “ammirare” montagne di immondizia e detriti di ogni genere, perché – per nascondere la mia tristezza – quando guido faccio il gioco dello “schiva-buche”, così i miei figli si divertono e magari non capiscono che li sto facendo vivere in un luogo che assomiglia più a un purgatorio. Io non capisco: ho vissuto in un luogo del Nord dove, con nemmeno 100 euro l’anno, con 100.000 abitanti, tutto funzionava: strade pulite, parchi giochi funzionanti, strade sicure.. Ora, io non chiedo di vivere in un paradiso, perché per fortuna sono viva e vegeta, ma non ho nemmeno l’obbligo di fare il purgatorio prima del tempo…non le pare? Oggi mio figlio voleva giocare all’aperto, come tante altre giornate e io, dopo aver scoperto questo bellissimo cimitero – dove non mi devo preoccupare di nulla, visto che lui non capisce ancora che posto è – sono qui a vederlo giocare felice nel praticello del cimitero di Ardea, invece che al parco giochi come dovrebbe essere per tutti i bambini. Allora, gentilmente, me lo dica lei cosa devo pensare: che non sapete fare meglio di così oppure che per vivere i miei diritti, che pago salatissimi, posso credere in voi, visto che al cimitero dimostrate di essere in grado? Non capisco perché da viva e pagante non posso usufruire di ciò che mi spetta di diritto. Mi scusi se mi permetto di dirle che non ho bisogno di parole, ma di dimostrazioni, come del resto ne hanno bisogno tutti gli abitanti del purgatorio di Ardea. La ringrazio.
Ardea, 13 Gennaio 2017
Liliana Amoreluce Scavoni
Questa lettera è stata pubblicata sul suo profilo Facebook dalla signora Liliana, la quale ci ha autorizzato a diffonderla sulle colonne del nostro giornale. Innanzitutto, non possiamo non fare i nostri complimenti alla società appaltatrice Taffo, che gestisce il cimitero di Ardea, e che più volte si è messa in evidenza per diverse iniziative, come quella del servizio navetta gratuita per recarsi al cimitero comunale. Premesso ciò, essere costretti a portare un bambino a giocare in un cimitero perché è il giardino più curato di un Comune è davvero deprimente. Il problema dei parchi – purtroppo – non è solo di Ardea ma di tutto il litorale e questo dovrebbe far riflettere gli amministratori locali. La formazione sociale dei nostri bambini passa soprattutto attraverso l’interazione tra coetanei. Scriveva il filosofo francese Michel Montaigne che “I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni più serie”. Ci auguriamo, dunque, che questa lettera venga presa in seria considerazione da chi ha la responsabilità di governare i nostri Comuni: senza promesse pirotecniche alle quali abbiamo spesso assistito nelle campagne pre-elettorali, ma con programmi seri e attuabili per i nostri bambini e per i nostri giovani, che sono il futuro di questo Paese. Inoltre i nostri Comuni – Ardea, Anzio, Aprilia, Anzio e Nettuno – sono città turistiche ed è necessario creare spazi ludici, culturali, artistici per la valorizzazione del territorio, essere attrattivi e rilanciare lo sviluppo economico. Se facciamo crescere bene i nostri bambini ed i nostri giovani, domani avremo cittadini formati socialmente che s’impegneranno a valorizzare sia le proprie vite, sia il territorio dove sono nati e cresciuti.
Maurizio Brugiatelli