Lui, Renato Funiciello, apparteneva alla “Tripoli Generation”, come Franco Califano, Vittorio Veltroni, Davide Zard, Leonardo Petrillo, Maurizio Scaparro e il mio antico tutor RAI, Italo Gagliano.
Nel team ideale di quei figli d’italiani cresciuti sull’altra sponda del Mediterraneo, tra il mare e il deserto, oggi infrequentabile, Renato occupava il ruolo esclusivo del “pescatore di sogni”, ovvero di intercettore di talenti attraverso la sua pitagorica vocazione, che lo portava ad essere filosofo e scienziato, nel mondo dello sport, come in quello della geologia applicata al territorio, dalla terra verso l’universo mondo.
Ieri, nello Stadio “Alfredo Berra”, una volta degli Eucalipti, da lui voluto come appendice strategica della Università Roma Tre, di cui era fondatore e docente, lo si è ricordato con la presentazione di un volume intriso della sua straordinaria presenza, voluto dai figli Fabio e Francesca, composto dalle testimonianze di chi ha avuto il beneficio della sua conoscenza, a cinque anni dal suo prematuro volo verso Borea.
Renato faceva parte della pattuglia scelta, della scolta avanzata degli italiani innovatori illustri.
Principal Investigator della NASA, tra il 1970 e il ‘75, nei Consigli del CNR e dell’Istituto di Fisica e Vulcanologia, era diversamente impegnato a capo del Centro Studi della Federazione Italiana di Atletica Leggera e membro del Comitato Tecnico Scientifico del CONI.
Ma prima ancora – ed ecco la radice del tutto – lui era stato uno dei protagonisti di quel gruppo ideale e concretamente operativo dei “Senza Cena”, che era stato formato appunto dalla geniale azione di Alfredo Berra, come il suo mentore Bruno Zauli, eccelso promotore del “genius atletico” , negli anni cinquanta/sessanta.
Dal quel nucleo originale, di cui Renato era protagonista, sarebbero scaturite molte figure ed azioni di successo nello sport e nelle professioni, compreso quel fenomeno assolutamente unico che, partendo dal Centro Propaganda di Atletica Leggera, passando per il Club Atletica Centrale e il CUS Roma, arrivò a determinare la storia della FIDAL, del CONI, della IAAF, dell’ASOIF e del CIO.
Funiciello, mio compagno di estenuanti allenamenti e gare sulla tennisolite della Farnesina, era stato per un bel periodo anche valente allenatore sul campo, con ragguardevoli successi, gemellato con l’indimenticabile Oscar Barletta, anche nel Premio Beccali (1968).
Infine, la sua passione per la natura, dalla Faglia di Sant’Andrea al Vulcano Laziale, alle pietre lunari, ma espressa come io stesso l’ho concepita, mutuandone il beneficio delle emozioni in tutte le declinazioni possibili, sino al rapporto fisico, fino all’osmosi con le sue pulsioni, fino all’estasi , che lui provava sulle vette o lanciando il rezzaglio alla foce del Fiume Fiora, laddove le acque dei Tirreni fondevano tra dolce e salato e la pesca era quella dei sogni.
Ruggero Alcanterini
Direttore responsabile de L’Eco del Litorale