Il mercato della prostituzione non si arresta, e nemmeno il Covid ha interrotto gli affari di un settore che in Italia coinvolge ogni anno 3 milioni di clienti e oltre 90mila lavoratrici stabili, per un giro d’affari che, nell’anno della pandemia (2020), si è attestato a 4 miliardi di euro in termini di consumi finali. Lo afferma il Codacons, che ha analizzato il settore ed è stato citato dall’Istat come fonte dei dati sulla prostituzione nell’odierno Report sull’economia sommersa.
L’emergenza coronavirus non ha fermato il mercato del sesso a pagamento, ma ha determinato una sostanziale modifica nelle abitudini e nelle modalità di fruizione dei servizi offerti – spiega il Codacons – A partire dal lockdown e nei mesi seguenti le strade delle nostre città si sono svuotate di prostitute, prima per i divieti agli spostamenti, poi per una riduzione della clientela in circolazione, causata dalla paura generata dal Covid. Parallelamente è aumentato il ricorso al web (+60% rispetto al 2019) sia sul fronte della domanda che dell’offerta. Le lavoratrici hanno offerto i propri servizi sia attraverso webcam, più sicure e a prova di Covid, sia attraverso annunci pubblicati in rete, ricevendo in casa i clienti o recandosi presso il loro domicilio.
Un business quello della prostituzione che coinvolge principalmente 90mila lavoratrici stabili (il 10% minorenni, il 55% ragazze straniere, provenienti principalmente dai paesi dell’Europa dell’Est e Africa), cui si aggiungono 20mila operatrici occasionali che ricorrono al sesso via web solo in caso di necessità economiche o per reperire soldi per spese legate a viaggi, abbigliamento di marca, accessori griffati, ecc.
Fortemente diversificate le tariffe delle prestazioni: si va dai pochi euro per una videochiamata erotica fino ai 500 euro ad ora delle escort che offrono servizi più esclusivi.
In tema di prostituzione un importante riconoscimento al ruolo rivestito in Italia dal Codacons è arrivato dall’Istat che, nel suo report odierno sull’Economia sommersa, cita più volte l’associazione dei consumatori come fonte dei dati utilizzati nello studio, dimostrando come le indagini e le elaborazioni del centro studi Codacons sono diventate fonte di studio anche per l’istituto nazionale di statistica, e come l’associazione sia qualificata dall’ente come soggetto coadiutore per il perseguimento dei propri fini pubblici.