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OIKOUMENE, DA CASA A INFERNO COMUNE – L’editoriale del Direttore

Ai tempi dell’ISIS, non ci volevamo pensare, ma un tarlo angosciante, il dubbio del più eclatante degli attentati terroristici ci lavorava il cervello. E così finimmo per presidiare ovunque la Città Eterna, a blindare Piazza San Pietro, a vietare e sorvegliare lo spazio aereo, a prepararci per un infinito lockdown della nostra libertà, poi aggravato dal COVID 19, ecumenico come tutte le pandemie. Sapevamo benissimo che il terrorismo islamico si sarebbe avvalso delle nostre amate sponde per filtrare verso l’Europa. Il concetto idilliaco di Oikoumene, del Mediterraneo come affaccio di una pacifica casa comune è irreparabilmente violato dal lievitare di una infida aria, avvelenata da interessi politici ed economici, appena mascherati da riverberi culturali e religiosi. I processi di trasmutazione avvengono da sempre, storicamente da secoli, con un simbolo come il “corsaro” Dragut , che riposa dal 1565 a Tripoli e con le più diverse formule: ieri i “Barbareschi” razziavano chiunque per farne schiavi nei mercati nord africani ed oggi esportano a valanga disperati a vario titolo, tra cui quello di killer da innescare alla bisogna. Adesso ci si allarma e ci si attizza per la strage di Nizza ad opera di un finto migrante tunisino accolto a Lampedusa, diffidato al rimpatrio con bel foglio di via, scomparso regolarmente nella nebbia, che rende invisibili ma ben presenti migliaia e migliaia di esseri umani, non identificabili e non rintracciabili nel Bel Paese. Sì il Bel Paese, come nel resto dell’area comunitaria, checché ne pensino i nostri cugini e partner europei, che se ne infischiano ma finiscono per essere gli “utenti finali” dei peggiori. Quattro anni fa, il 19 dicembre, a Berlino, il precedente esemplificativo con Anis Amri, autore di una strage apocalittica , appena dodici morti, piombando con un camion sul mercatino di Natale a Breitscheidplatz. Amri – ucciso tre giorni dopo a Sesto San Giovanni da due poliziotti – era anche lui partito dalla Tunisia, transitato in barcone da Lampedusa e poi ad Aprilia, ospite di amici dediti allo spaccio ed all’opera di radicalizzazione. Gli amici del feroce stragista di Berlino, in una conversazione intercettata il 23 agosto del 2018, prima di essere arrestati dopo le indagini, si scagliavano contro gli infedeli occidentali senza mezzi termini: “Bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via, e colpire, e avanti un altro!”. Ridendo e poi recitando “Quando incontrate i miscredenti colpiteli al collo, finché non li abbiate soggiogati.” Aggiungendo, per rafforzare il concetto: “Tagliargli la testa e i genitali.” Come dire, elementary Watson!

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