La storica libreria “Fahrenheit 451” di Nettuno di via Carlo Cattaneo, ha chiuso. Dopo 13 anni di attività, non ha resistito alla crisi che ha investito il settore. Molti cittadini di Nettuno, non hanno preso bene la notizia ed hanno scritto diversi post sui social di sostegno e dispiacere. Il noto avv. Gianluca Cesarini ha scritto un pensiero in merito:
“Leggi che una libreria del centro città chiude, un messaggio semplice, come semplice nella eccezione migliore del termine è colui che la conduceva. Le poche parole, piene di dignità, affermano la morte di un luogo dove si vendevano storie, vite; dove si potevano scoprire anime, fare viaggi, ammirare opere d’arte e magari comprendere se stessi.
Una libreria non è solo un luogo fisico, è anche un posto dell’anima e della memoria.
Entrare in libreria è come accingersi a viaggiare in un luogo ogni volta inesplorato usando gran parte dei sensi che ci sono dati: l’odore per chi sappia di cosa profumi la vita è inconfondibile, carta, inchiostro, polvere magari, e legno degli scaffali; i colori dei bordi dei libri posizionati come tanti soldatini uno di fianco all’altro in divisa fuori ordinanza, le copertine delle pile di volumi che richiamano a volte opere d’arte note o volti sconosciuti; poi c’è il tatto, perché i libri vanno accarezzati, lisciati come il pelo di un gatto, stretti nel palmo della mano o soppesati per sentirne il calibro; sfogliare rapidamente le pagine tenendo quattro dita sul fondo della copertina morbida o rigida che sia, e usare il pollice come fosse il dito del fato che ferma una pagina a caso, e giù a sbirciare tra le righe, ad osservare quelle formiche multiformi sulla sabbia bianco sporco delle pagine, a cercare un nuovo mondo. Nettuno e i nettunesi hanno perso anche questo: una libreria che chiude è una sconfitta per una città, è la perdita definitiva della possibilità di un viaggio attraverso noi stessi in un luogo protetto, è impedire ai giovani di amare un libro come è non permettere più ad un anziano di rinverdire i ricordi. Grazie al coraggio che sin qui è stato usato dal libraio, e come davanti ad un necrologio di corsa spesso ci fermiamo a sorprenderci della dipartita di qualcuno, beh che qualcuno davanti a quel cartello si soffermi e si faccia il segno della croce a perenne memoria ripensando che le perle ai porci non si danno, perché sempre nel fango le lasciano grugnendo nella trocca.”