Finalmente ho capito che tutti quei racconti sull’uomo nero, sull’orco a caccia di bambini, i nostri nonni e genitori, ce li propinavano a fin di bene, per metterci in guardia da brutti incontri. Poi pian piano il ruolo di narratori si è robottizzato, è passato per personaggi improbabili, caricaturali, troppo cattivi, esagerati nel mostruoso aspetto, sino a renderli paradossalmente incredibilmente simpatici, proprio per i piccini. Una sorta di riscatto, di riabilitazione per i brutti, una sconfessione della teoria lombrosiana sulla somatizzazione del crimine. Altro che il criminale nato, caratterizzato da cranio piccolo, orbite oculari grandi, fronte sfuggente, rigonfiamento alla base della testa, insensibile, impulsivo e incapace di provare rimorso. In realtà, il mostro seriale, l’orco, non è nero ma bianco, ha gli stessi occhi azzurri della vittima ed occorre capire che la perfida insidia si nasconde nell’apparente normalità, nel gentile approccio. Così si diviene orco soltanto dopo investigazioni e giudizi che abbiano compiuto il loro iter per anni ed anni, sempre che casualmente si sia intuita la coincidenza, la combinazione non fortuita di una invisibile presenza territoriale, laddove bambini siano spariti nel nulla, piuttosto che nelle loro assatanate grinfie. Forse è venuto il tempo di rivedere i protocolli di tutela, di garanzia, di rispetto della privacy per essere dalla parte dei bambini, piuttosto che dei satrapi. Adesso, come è capitato e capita per tanti innocenti, della cui sparizione non abbiamo nemmeno notizia, se non per deduzione, come nel caso dei piccoli migranti soli, regolarmente scomparsi nell’ordine delle migliaia, dovremmo chiederci dove sono finiti , ascoltare quel coro di voci ormai mute e pur disperanti. Un report ministeriale registra anche i minori arrivati da soli in territorio italiano e che si sono poi resi irreperibili alle autorità: a fine 2019 questi erano 5.383, scomparsi nel nulla nel corso degli anni. Turpi pedofili, assassini, sfruttatori schiavisti, commercianti d’organi, ma anche cinici gestori di pelosa accoglienza, distratti tutori della sicurezza, miopi componenti di una collettività impaurita, tutti finiamo per essere orchi, salvo stupirci di un mediatico urlo, riscoprire negli occhi azzurri screziati d’oro di Maddie la gioia espiatoria dell’innocenza e nello sguardo acciaioso del carnefice la cupidigia per anime innocenti da vendere al diavolo: una diversa fiaba, che è metafora della nostra diversa realtà.