Ieri ho vissuto una giornata davvero intensa su vari fronti dello sport. La mattina nella storica magnifica Casa delle Armi di Luigi Moretti, poi al Centro Giulio Onesti con L’Accademia Olimpica e quindi nella Chiesa di Santa Croce al Flaminio per la Messa degli Sportivi, passando per una ricognizione allo Stadio Olimpico, in vista di quello dei Marmi. Che dire, se non che si è trattato di assistere come ad un “colossal” sulla grandezza di un movimento, che soffre per le ristrettezze e la depressione del Paese, che s’interroga nel celebrare i suoi successi di livello alto sul fare futuro per migliorare la base e raggiungere le marginalità. In buona sostanza, ieri sono andati a ricevere i meritati ” collari “, stelle d’oro e targhe, i “migliori” dal 1982, quando vincemmo la Coppa Jules Rimet in Spagna. Per l’Accademia Olimpica si auspicano una futura Sessione ed un appuntamento su Umanesimo e Sport , tra Venezia e Firenze, comunque collegate all’appuntamento biennale con Arte e Sport, con una possibile attenzione all’arca dispersa del Museo Nazionale dello Sport Italiano. Infine, l’atmosfera essenziale del Natale, tra cori, omelie e letture delle “sacre scritture”, con un pensiero del Presidente di tutti gli sportivi, Giovanni Malagò, per quello che fu ed è tempio e presidio sociale, ma anche sportivo dell’area flaminia. La chiesa di Santa Croce costruita nel 1913, appena due anni dopo lo Stadio Nazionale e affidata dal 1933 al 1963 a Don Emilio Recchia, Giusto tra le Nazioni e Parroco dei XVII Giochi Olimpici di Roma nel 1960, ieri ci ha rinforzato la passione per la storia, per le nostre radici fortemente intrecciate con quelle della società civile italica.
Ruggero Alcanterini