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“Lettera a un alunno” di Annalisa Parente: l’atto di amore e di speranza di una Professoressa.

Questa ‘Lettera a un alunno’ nasce da ‘una piccola indagine’ sul campo/banchi di scuola. Ho chiesto a 19 alunni di scrivere una lettera a un insegnante ideale che potesse ascoltare le loro richieste e i loro desideri affinché potessi mettere in discussione me e la mia professione e imparare da loro qualcosa.
Troppo spesso dimentichiamo che ‘imparare’ resta la prima missione di un docente.
“Caro ragazzo mio,

sono una giovane professoressa precaria che da quattro anni per una settimana, un mese o un intero anno sogna di avere il lavoro per cui ha studiato.

Mi sono trasferita in un’altra città dopo la laurea, sono uscita di casa alle 5 e 30 del mattino per essere puntuale alle mie lezioni, ho aspettato il 21 del mese (o giù di lì) per il mio primo stipendio, ho controllato 10 volte al giorno la mailbox per vedere se fosse arrivata o meno un’altra convocazione.

Quando sono entrata in una classe per la prima volta sentivo le mie gambe tremare e cercavo di mostrarmi sicura e autorevole, nonostante la mia giovane età.

Ho aperto per la prima volta un registro e ho imparato a compilarlo (facendo spesso qualche errore maldestro); ho usato la penna rossa per segnare gli errori.

Ho giudicato, per la prima volta e ho sentito la responsabilità di avere, in solo librone blu, le paure e le ansie di piccole creature ancora acerbe per affrontare le vere battaglie del mondo. Così ho promesso a me stessa che sarei stata sempre dalla loro parte, per combattere insieme le loro battaglie e le loro paure.

Dopo avere ascoltato tutto quello che avevi da dirmi, tra le righe di 19 temi diversi, oggi voglio scriverle, queste promesse.

Prometto di rispettare te, le tue scelte e le tue opinioni, anche quando saranno diverse dalle mie o dalle quelle che ho immaginato e sperato per te.

Prometto di ascoltarti e di lasciarti libero di esprimere i tuoi pensieri, aspettando quel tempo necessario affinchè tu possa esternare conoscenze ed emozioni.

Prometto di partire dai tuoi errori per costruire sugli stessi, con tutta la pazienza e la cura di cui sono capace. Qualora io non dovessi riuscirci ti prometto che non lo considererò mai un fallimento né tuo né mio, ma solo uno scoglio duro su cui continuare a lavorare.

Prometto di entrare in classe lasciando a casa i miei problemi personali o le mie frustrazioni: il mio sorriso ti accoglierà sempre, quando la campanella ti indicherà che è iniziata la tua giornata scolastica.

Prometto di tenermi sempre aggiornata sulle quotidiane evoluzioni del mondo e di indicarti le coordinate del piccolo e grande universo in cui ogni giorno ti muovi.

Prometto di leggerti Montale o Leopardi all’aperto, quando il sole illuminerà i tuoi bellissimi occhi affamati di vita e mai sazi di risposte e certezze.

Prometto di farti conoscere i volti dei poeti o degli scrittori che studi, affinché tu possa carpirne quel guizzo di vita o di malinconia che magari è immortalato nei loro occhi e avere stima di loro, oppure compassione.

Prometto di imparare la ‘tua lingua’ e di divertirti, ogni tanto, con qualche esternazione delle tue che forse mi correggerai, sentendoti mio insegnante.

Prometto di non interrogarti alla cattedra, se questo ti metterà a disagio o in agitazione.

Prometto di dosare severità e dolcezza per essere autorevole e disponibile ai tuoi occhi.

Prometto di inventarmi tutte le diavolerie del mondo affinché quello che io ti spiego esca fuori dall’aula con te, per accompagnarti nelle cose del mondo.

Prometto di non essere ossessionata dal terminare il programma scolastico, lasciando dietro di me macerie di incertezze, noia e indifferenza anziché germogli di conoscenze ed ispirazioni.

Prometto di non fare preferenze tra te e gli altri, ma di considerarvi tutti allo stesso mondo, superando ogni mio più inconscio pregiudizio di sorta.

Prometto di fare più lezioni interattive e di diventare più abile nell’utilizzo del PC e dei suoi programmi, non arrendendomi neanche alla tecnologia.

Prometto di promettermi questo e tanto altro ancora ogni giorno in cui sceglierò di fare questo lavoro con l’orgoglio e l’entusiasmo che meriti, senza scoraggiarmi mai.

Io non ti voglio perfetto e infallibile, perché nei tuoi errori io potrò comprendere i miei.

Se ami stare tra le nuvole io ti porterò con dolcezza sulla terra non solo perché tu possa conoscere anche cosa di bello succede tra i banchi di scuola, ma affinché tu possa raccontarmi anche quello che invece accade lì, tra quelle stesse nuvole in cui ti rifugi.

Grazie a te io forse rinascerò ogni giorno.

Con una poesia diversa, con un errore diverso, con un nome diverso.

Il tuo.

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