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L’editoriale del Direttore: DA SANDOKAN A DORANDO, PASSANDO PER STONE

Credo che non finiremmo mai di viaggiare sulle ali della fantasia, traendone splendidi suggerimenti per una diversa realtà, se avessimo la piena consapevolezza di quanto lo sport abbia condizionato ed accompagnato l’evolversi del nostro divenire, magari per l’interposizione di chi ne ha saputo trarre il giusto spunto, come capitò ad Emilio e a Conan. Vale a dire Salgari e Doyle, due dei più attivi e prolifici narratori di avventure immaginifiche che hanno accompagnato e ancora condizionano – a cavallo di tre secoli – molti dei nostri atteggiamenti. Due personaggi con molte cose in comune, compresa la povertà, ma con un destino diverso: l’uno morto suicida nell’indigenza, l’altro ricco e divenuto Sir, per un semplice stop del cuore, nel suo letto, ma entrambi insigniti del titolo di “Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia” tra il 1895 e il 1897. Una produzione letteraria sterminata ed una fissa con lo sport… L’uno podista, schermidore, velista e ciclista, l’atro sciatore, golfista, automobilista, amante del cricket e del baseball, affasciato dalla boxe, cronista straordinario ai Giochi Olimpici di Londra, nel 1908, quando dalla sua penna uscì il personaggio immortale di colui che vinse la maratona, pur avendo perso, Dorando Pietri. Ma perché ogni tanto ritorno sui miei passi ? Perché casualmente m’imbatto in un volume vintage, come oggi, con “Le avventure di Rodney Stone” o perché la sete di conoscenza, la curiosità, lo stesso istinto che settant’anni fa mi portò per la prima volta sulla pista dello Stadio dei Marmi continua ad alimentare un’empatia, una vicinanza viscerale con chi, senza vincoli di scienza o di tempo avverte irresistibile l’esigenza di misurarsi con il reale e l’irreale, il surreale e il virtuale, rigenerando all’infinito nelle vicende dello sport la metafora della vita, come una imprevedibile inesorabile corsa, dalla partenza al traguardo ed oltre?

Ruggero Alcanterini

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