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L’editoriale del Direttore: NON CI STO!

Era il 1996 e al Festival di Sanremo Syria cantava quel “Non ci sto!” che aveva un forte valore simbolico, vista la catastrofica situazione generata dalle vicende di tangentopoli. Adesso, l’aria che tira sembra la stessa, anzi il venticello da Barbiere che spira, come quella di Siviglia, una musica che già conosciamo, quella che porta al brontolio delle percussioni, al deflagrare della tempesta, giusto per far danno, come è capitato giorni fa con il “bolgiastico” bombardamento di ghiaccio a Pescara. Insomma, questa storia del finanziamento dei partiti e della Russia, un tempo fulcro dell’Unione Sovietica, contestualmente ad aiuti ed influenze amerikane va avanti da quasi ottant’anni ed ancora ci avvelena la vita, come capita con vecchi “patti” divenuti ridicoli, ma pur sempre dannosi, capaci di scatenare sanzioni commerciali con effetti economici tutt’altro che insignificanti, soprattutto per chi vive di libero scambio tra materie prime che non ha e capacità di trasformazione in cui eccelle. Insomma, con le piaghe ancora aperte, anzi mai curate e suppuranti degli anni novanta, con il sistema pubblico-privato dimezzato ed il brand italico in svendita finanche per le figurine da collezione, adesso rischiamo di arrivare per forza di cose alla ennesima fine anticipata della legislatura, mandando in malora quel che siamo stati in grado di avviare sotto la minaccia costante delle agenzie di rating, quelle che lo spread te lo alzano con arte, sino ai limiti del ragionevole, nel senso che se ragioni ti pieghi. Allora? E allora, se si tratta di sfiga, non c’è rimedio, oppure se si tratta di partito preso o partita aperta, bisogna farsene una ragione e cambiare atteggiamento, piuttosto che le stesse regole del gioco. Sovvertiamo l’ordine dei fattori, sapendo che tanto il risultato non cambia, ma almeno ci divertiamo, come nell’antico ballo della quadriglia. Scambiamoci i ruoli, anzi diamo una bella mischiata ai numeri nel bussolotto, come qualcuno propone, per rendere competitivo e realmente alternativo il proprio Partito, stressato da una insopportabile astinenza da Palazzo Chigi. Insomma, non ci è bastata la lezione che va avanti dagli anni settanta, dall’assassinio di Moro e dalla inesorabile scientifica liquidazione di tutti i movimenti storici del Paese, che ci ha progressivamente declassato a colonia. Adesso, quel “Non ci sto!” ognuno di noi se lo deve mettere in testa, pena la perdita di quel che rimane dell’antica dignità, indipendentemente dalla opinione politica, dall’orientamento culturale, religioso, sessuale, piuttosto che dal censo o dalla salute. Adesso, dovremmo chiedere conto del loro agire ai piromani, non soltanto a quelli che hanno appiccato gli ultimi incendi in Sicilia, Puglia e Sardegna, a chi lascia in libertà gli stalker ed i driver “impippati”, a chi tifa contro e spera che buche, mondezza e disperati aumentino, a chi piange sul latte dopo averlo versato, lasciando in libera uscita olimpiadi, saloni con auto e libri e a chi infila anche il gomito nelle presunte colpe altrui, confidando nell’oblio per le proprie. Se la imbarazzante “severiniana” retrottavità ad personam fosse estesa agli ultimi cinquant’anni della nostra storia, troppi sopravvissuti dovrebbero cambiare mestiere e le rogatorie internazionali non si riuscirebbero a contare. Ma tant’è e per consolarci pensiamo a colui che ha già pubblicamente pronunciato quell’invocato, fondamentale, imperativo “Non Ci sto!”, a Sinisa Mihajlovic, che ha dichiarato pubblicamente il suo stato di salute e con la schiena dritta di voler affrontare un male perfido come la leucemia. Il suo messaggio è straordinariamente importante per coloro che soffrono ma lottano, sapendo cosa hanno di fronte: questo la dice lunga sul valore della prevenzione come scelta, ancor più importante della cura.
Non ci sto – Sanremo 1996 – YouTube


Testo
Com’è difficile andar via
Quando vuoi scendere
Da un treno mentre va
E giri intorno alle parole
Per dire “ci sto male”
Ma non ti voglio più
Odio le piccole bugie
Che poi nascondono
Le grandi verità
È meglio un pugno in pieno viso
Che ci rimani steso
Ma domani passerà
E un altro amore se ne va
Con la sua piccola ferita
Che un giorno si confonderà
Tra le linee della vita
Perché l’amore a questa età
E proprio tutto o non è niente
Ed io non mi accontenterò
E a volare a bassa quota
Non ci sto

Ruggero Alcanterini

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