Scusate, ma tutta questa cagnara sui bonus a parlamentari e consiglieri non vi sembra sospetta e fuorviante? Non abbiamo dati ufficiali, salvo indiscrezioni di provenienza INPS, affidate alla stampa e due outing di consiglieri comunali, che si professano poveri in canna. Dunque, a chi giova lo sputtanamento indiscriminato dell’intera classe politica, posto che siamo già alla frutta? Diciamo che piove sul bagnato e il tema è dimezzare, giusto con il referendum abbinato al prossimo election day del 20 – 21 settembre. Non sono stati fatti nomi, ma quelli dei presunti partiti di appartenenza si. Diciamo che l’idea dei bonus, come concepita, di per se è pessima, tanto quanto la raffazzonata gestione. Il vero problema è che abbiamo messo decine di miliardi in fuoriuscita e con un destino improbabile, mentre il Paese abbisogna di investimenti strutturali e lavoro. Provate a capire quale impiego abbiano trovato i destinatari del reddito di cittadinanza e vi renderete conto che il sistema è in preda ad una crisi di nervi. Collocare i beneficiari del “reddito” nel lavoro socialmente utile sarebbe stato e sarebbe giusto e dignitoso, eppure siamo di fronte ad un vulnus operativo, ad un rebus al momento irrisolto e che, stando sempre ai dati forniti dall’INPS il 17 dicembre dello scorso anno, danno un quadro di oltre un milione di domande accolte, salvo altre centomila in lavorazione e oltre quattrocentomila respinte. Insomma, potremmo disporre di un esercito operoso a libro paga ed invece registriamo una massa di assistiti in ozio. Forse dovremmo porci qualche domanda, di cui in cui, sino al prodest, e cercare di capire come mai siamo così combinati e a chi giova, COVID o non COVID.