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L’editoriale del Direttore: IL CORAGGIO E LA VILTA’

Credo che ci sia troppa confusione nel sistema educativo e soprattutto carenza di coraggio nelle decisioni di governo per arrivare ad un giusto livello d’insegnamento, alla soluzione di un problema che viene ben prima dei banchi, del distanziamento e dei termoscanner. Si avverte l’assenza dell’educazione civica, della motoria con il rispetto delle regole ed i principi di lealtà sportiva. Si sentono invocare le figure del medico scolastico e della vigilatrice, come vecchi rimedi ovvi eliminati nel tempo per far posto al nulla. Mi dispiace, ma il tempo è scaduto. Non ci sono più scusanti se non la giustificazione di una terribile inadeguatezza della classe politica e di sostanziale ignoranza di chi si occupa della delicata fondamentale materia formativa. E vengo all’allucinante episodio di Colleferro. Il mondo dello sport deve rifiutare in modo assoluto e inequivocabile il modello che emerge da questo come da analoghi fatti di cronaca, in cui la violenza si esalta con personaggi che in realtà usano la tecnica dell’offendere per fini criminosi e si rivelano come campioni della viltà, laddove l’immaginario collettivo li vorrebbe del coraggio. Venire in possesso dell’abilità marziale equivale ad acquistare un’arma ed avvalersene, dopo essersi addestrati. Fuori dell’ambito sportivo l’esercizio di questa abilità offensiva, se non difensiva, non può essere consentito e meno che meno quando l’imparità sta nel concetto fondamentale dei numeri. Purtroppo l’immagine che viene processata è quella di sportivi dediti alle arti marziali. Niente di più sbagliato e ingiusto per tutti coloro che praticanti nelle palestre e nei gruppi sportivi credono nei valori e nei principi del rispetto e della lealtà, proprio quelli che i bambini delle scuole primarie non sono in condizione di apprendere e poi da ragazzi e da adulti rischiano di non trovare mai più lungo un percorso di vita non privo di ostacoli.

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