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L’Anpi: singolare e inappropriato affidare a Pietro Cappellari la responsabilità di trasmettere la memoria storica della Seconda Guerra Mondiale

A cosa serve la memoria storica? Perché si ricordano gli avvenimenti del passato? Perché è così importante trasmettere la storia della Seconda Guerra Mondiale alle giovani generazioni? Vi poniamo queste domande perché riteniamo che quest’anno l’attenzione e la scrupolosità che meriterebbe l’organizzazione delle iniziative legate alle commemorazioni dello Sbarco di Anzio e Nettuno siano venute meno. La Seconda Guerra Mondiale, di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario, venne scatenata dal Terzo Reich, dall’Italia Fascista e dal Giappone. Venne progettata e pianificata. Le ideologie fasciste avevano nella loro essenza la “politica di potenza”, la quale si espletava attraverso un nazionalismo aggressivo basato sulla “superiorità” di alcuni popoli rispetto ad altri che a sua volta produceva una propensione naturale per l’espansionismo territoriale. Migliaia di città vennero ridotte in cenere, fame e distruzione dominavano l’intera Europa, milioni furono i morti. Ci sembra doverosa questa piccola introduzione per chiarire ciò che i regimi fascisti produssero nel mondo. Al loro interno i regimi si caratterizzarono per le persecuzioni etniche, razziali e politiche, per la mancanza di libertà, per le deportazioni e gli stermini di massa, i quali rappresentarono la macabra attuazione delle politiche di discriminazione perseguite negli anni che precedettero il conflitto. Prima ci furono le idee, poi la propaganda, poi l’istituzionalizzazione attraverso la legislazione, poi la realizzazione dello sterminio. Per combattere questi regimi e mettere la parola fine alle loro politiche criminali si mobilitarono, organizzando nei diversi territori i movimenti di resistenza, cittadine e cittadini europei, forze politiche antifasciste, sindacati, ex militari. Come sappiamo, oltre ai movimenti di resistenza, contro il fascismo italiano, contro il nazismo tedesco e contro l’imperialismo giapponese, si mobilitarono alcune nazioni, le quali impegnarono le proprie forze armate dall’Oceano Pacifico all’Oceano Atlantico, dall’Europa fino ad alcuni territori dell’Africa e dell’Asia. Guidati da Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, gli Alleati sconfissero i regimi fascisti. Gli ordinamenti democratici nati dopo la Seconda Guerra Mondiale in Europa, nati dalla vittoria sul nazifascismo, vennero costruiti sui principi e sui valori ispiratori della Guerra di Liberazione. In questo contesto si inserisce lo Sbarco Alleato avvenuto nel nostro territorio il 22 gennaio 1944. Perché avvenne lo sbarco? La risposta la sappiamo tutti: per liberare l’Italia dall’occupazione tedesca e dalla dittatura fascista (che nel frattempo, screditata dal popolo italiano e dai combattenti delle forze armate, si era riorganizzata nella RSI, stato fantoccio creato per appoggiare la macchina bellica del Terzo Reich). Quindi, quando celebriamo lo Sbarco Alleato, rendiamo omaggio e ricordiamo quei ragazzi che sacrificarono la propria vita in nome della libertà e della fratellanza tra i popoli. In considerazione di quanto esposto, ci sembra quindi singolare e inappropriato affidare a Pietro Cappellari la responsabilità di trasmettere la memoria storica della Seconda Guerra Mondiale. Trasmettere la memoria storica significa trasmettere dati, avvenimenti, contesto storico, valori, principi. Ogni avvenimento storico ha il suo contesto che lo rende significativo e lo caratterizza. Il contesto storico in cui ebbe luogo lo Sbarco è quello descritto sopra. Raccontare lo Sbarco senza tener conto del contesto in cui si svolse è a nostro avviso poco professionale, poco serio e di scarso livello storiografico. Gli avvenimenti legati allo Sbarco Alleato non possono essere raccontati da chi, come Pietro Cappellari, non si riconosce nei valori che l’hanno ispirato e nelle motivazioni che hanno guidato i soldati inglesi e americani. La trasmissione di quella memoria non può essere affidata a chi nelle sue pubblicazioni parla di “nemico anglo-americano” e di “liberatori” con il virgolettato da intendersi in maniera dispregiativa. Non può essere affidata a chi rivendica le azioni dei massacratori di Marzabotto e delle Fosse Ardeatine. Non può essere affidata a chi rivendica la legittimità storica e politica della Marcia su Roma, delle politiche d’occupazione, dei crimini contro l’umanità compiuti dalle armate tedesche e dai reparti della RSI. Non può essere affidata a chi rivendica le politiche razziali che hanno portato all’olocausto. Non può essere affidata a chi denigra e, attraverso non si sa bene quale fonte, cerca di sostenere che ad Anzio e Nettuno non ci fu nei giorni di settembre ’43 una reazione da parte di militari e civili contro i tedeschi e che nei Castelli Romani non ci fu la Resistenza. Tutto ciò è documentato, oltre che nelle pubblicazioni ufficiali dello SME e in quelle di alcuni autori che al contrario di Pietro Cappellari lavorano con editori di rilievo nazionale ed internazionale, presso gli archivi storici delle forze armate e presso gli archivi di Stato. Riteniamo che da parte degli organizzatori ci sia stata una grossolana superficialità nell’impostazione dell’evento e una impreparazione di base riguardo alla storia della Seconda Guerra Mondiale. Vogliamo augurarci che in futuro non si commettano più tali errori. La verifica preventiva delle fonti storiche da utilizzare per trasmettere la memoria non è un aspetto secondario, ma è l’aspetto primario per chi organizza rievocazioni storiche. È inaccettabile che gli avvenimenti legati allo Sbarco Alleato vengano strumentalizzati da chi ha fatto del revisionismo storico il suo obiettivo. I valori della lotta antifascista in Italia e in Europa sono oggi a fondamento della nostra Repubblica. Raccontare la storia significa a nostro avviso far capire “perché” si celebra lo Sbarco Alleato, che significato aveva e che significato ha oggi raccontarlo. Significa far capire alle future generazioni “perché” i giovani di allora lottarono contro il nazifascismo. Anche questa risposta la sappiamo: per consegnarci un futuro di pace e libertà. Ed il compito fondamentale per cui si organizzano rievocazioni, commemorazioni e celebrazioni è proprio per trasmettere e ancorare conoscenze e valori e per far sì che gli orrori del passato non si ripetano, mai più. ANPI Provinciale di Roma – ANPI Sezione Anzio-Nettuno

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