Incredibile, ma vero. La cancel culture, ormai dominante nei mass media e negli atenei americani e inglesi, ha deciso di cancellare pure Zio Paperone. L’attuale management della Disney ha infatti bandito due storie del celebre autore Don Rosa, che avevano per l’appunto come protagonista proprio Zio Paperone.
Quale la colpa dell’avaro e simpatico taccagno? Non sarebbe abbastanza impegnato nella difesa della “diversità” e della “inclusione”. In altre parole, sarebbe razzista e discriminatorio, poiché non concede sufficiente spazio ai “diversi”.
Le vignette incriminate, a detta dei censori, forniscono una rappresentazione irridente e denigratoria dei neri e dei nativi americani (gli indiani). Ragion per cui non verranno più ristampate, privando così coloro che non le conoscono della gioia di leggerle. Escluse definitivamente dal catalogo Disney.
Qualcuno ha notato che sarebbe come escludere Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain dalle antologie scolastiche perché, nel libro, l’amico nero del protagonista viene sempre descritto come un semplice comprimario, offendendo così l’intera comunità afroamericana. E, in effetti, questo è già avvenuto in alcune scuole USA.
Dunque la cultura Woke è arrivata pure alla Disney, sotto accusa perché il fondatore Walt Disney, che era un conservatore, è spesso accusato, ai nostri giorni, di essere stato razzista, anche se le prove a favore di una simile tesi mancano.
Ovviamente il vignettista Don Rosa, di origine italo-americana, è rimasto sconcertato per questa vicenda, e ha rinunciato a difendersi giudicandola – giustamente – ridicola.
Tuttavia i fautori della cancel culture il senso del ridicolo non lo possiedono affatto, e proseguono imperterriti per la loro strada. Hanno già emesso una sentenza di condanna a carico di J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, poiché sostiene che la distinzione tra sesso maschile e femminile è naturale, e non culturale.
Adesso sono arrivati anche ai cartoons Disney, e si attende di capire a chi toccherà in futuro. Sarebbe comunque errato attribuire all’episodio un significato “minore”. Si tratta in realtà dell’ennesima conferma che il politically correct domina la cultura anglo-americana, e si può solo sperare che esso non sfondi anche in Italia.
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