17 MAGGIO 2016
“Che notta buia che c’è… povero me, povero me…ì Che acqua gelida qua, nessuno più mi salverà… il mare mi porterà alla deriva in balia di una sorte bizzarra e cattiva …”. Queste le suggestive parole di Paolo Conte, che associo a Francesco Gambella, intrepido canoista romano, che ha compiuto la sua ennesima straordinaria impresa, pagaiando con il suo kajak per duecento chilometri nel Canale dello Yucatan nel Golfo del Messico. Lui ha appena 43 anni ed un bel fisico, romano di nascita e sardo d’adozione. Un gesto di fair play per aiutare le popolazioni africane, ma anche per dimostrare come siano state possibili le migrazioni dell’uomo tra le varie regioni del modo, così come ancora è drammaticamente di attualità. Affiancato da una barca di appoggio con il patrocinio della Fick, Federazione Italiana Canoa Kayak, la traversata è stata possibile grazie anche agli sponsor e a Giuseppe Crapanzano, leader italiano dell’alberghiero e della ristorazione della riviera Maya, nonché dall’intervento del “Fideicomiso de Promocion Turistica della Riviera Maya”, ministero del Turismo messicano, da Antonio Cianci e Massimo Bernardoni di Airlite, impegnati nella difesa e tutela dell’ambiente. E concludo: “…mi sto allontanando ormai, la nave è una lucciola persa nel blu, mai più mi salverò… Stupenda l’sola è…il clima è dolce intorno a me, ci sono palme e bambù… è un luogo pieno di virtù. Steso al sole ad asciugarmi il corpo e il viso, guardo in faccia il paradiso… il mare mi ha portato qui, ritmi canzoni, donne di sogno, banane, lamponi…”.