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I COLORI DELL’ITALIA

4 LUGLIO 2019
Quando nel 1987 dipingemmo il meglio dell’Italia, l’essenza della sua cultura popolare, attraverso la caleidoscopica Cerimonia di Apertura dei Campionati del Mondo di Atletica, quel titolo, appunto “I COLORI DELL’ITALIA”, rappresentava la sintesi delle sue diversità, quelle che la rendono da sempre complessa, complicata, ma affascinante ed unica, com’è apparsa ieri, dallo Stromboli in subbuglio al Vesuvio in festa per la fantasmagoria “nebiolesca” delle Universiadi, mentre lo spread puntualmente calava a fronte del cambio della guardia e delle tensioni a Bruxelles, anche con l’elezione di Davide Sassoli e di Fabio Massimo Castaldo a Presidente e Vice del Parlamento Europeo. Si, ieri l’Italico Stivale, di cui proprio Primo Nebiolo, patron storico delle Universiadi, è stato emblematico mentore, orgoglioso della sua appartenenza, si è fatto sentire, rigurgitando dai vulcani le schifezze che lo intossicano, dal pattume soverchiante di Roma alle migliaia di bubboni suppuranti , piaghe da evitare e curare, dalle discariche mefitiche del casertano, alle bombe all’asbesto innescate e pronte ad esplodere, come la Eco X di Pomezia, le grandi infrastrutture obsolete come il Morandi a Genova , piuttosto che gli stabilimenti a rischio, come il “colorificio” di Brendola, andato in fumo nel bresciano, appena tre giorni fa, quando peraltro incombeva il procedimento europeo per infrazione e la Sea Watch approdava a Lampedusa, mettendo in barzelletta la nostra sovranità. Adesso, semmai fosse accettabile una conclusione del genere, la “pietra tombale” sulla questione immigrati, clandestini o meno, l’ha messa in modo sinistro il bombardamento del centro per migranti di Tajoura” a Tripoli, dove i morti ed i feriti non si finiranno mai di contare e dove l’ONU ha fatto rimarcare la sua impotenza ed inutilità, limitandosi alla ennesima denuncia tra ammissioni, discolpe e veti, che la dicono lunga sul valore di quelle vite, prima, durante e dopo la forzata “odissea della speranza”, che continua a disseminare cadaveri tra le sabbie dei deserti africani e le onde del Mare Nostrum.
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