(Adnkronos) – "I Jak inibitori sono stati molto recentemente introdotti nella terapia della dermatite atopica moderata severa. Sono dei farmaci molto rapidi" nell'azione e "molto efficaci sia sul prurito, che ovviamente è il sintomo cardine della dermatite atopica, ma anche sulle manifestazioni infiammatorie e, di conseguenza, sulla qualità di vita dei pazienti". Così Maria Concetta Fargnoli, vicepresidente Sidemast (Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse) e professoressa di Dermatologia università degli Studi dell'Aquila, commenta le ultime novità sui tre principali Jak inibitori utilizzati in terapia, presentate nel corso del Congresso europeo di dermatologia (Eadv) che si è tenuto recentemente a Berlino. "In questo momento – spiega Fargnoli – non possiamo parlare di guarigione ma, come per molte malattie infiammatorie croniche della cute, parliamo di un controllo della malattia e di una cura. Sicuramente è possibile curare il paziente fino a valori di remissione molto elevati. In alcuni abbiamo un miglioramento fino al 90%, al 100% delle manifestazioni cliniche, quindi una riduzione di segni e sintomi, soprattutto il prurito, e un miglioramento della qualità di vita. Questo garantisce sicuramente il controllo della malattia. La dermatite atopica, a differenza di altre malattie – chiarisce l'esperta – è una malattia molto instabile e quindi il controllo della patologia nel lungo termine, con una sicurezza del farmaco che il paziente sta assumendo, è prioritario". Come ricorda la specialista, "nel corso della sessione Late Breaking Abstracts sono stati presentati dati di efficacia e di tollerabilità fino a 140 settimane, quindi vuol dire oltre 2 anni e mezzo di terapia per upadacitinib sia nella popolazione adolescente sia nei pazienti adulti. Sono stati presentati anche diversi poster soprattutto per quanto riguarda il secondo di questi inibitori che è l'abrocitinib. Sono stati presentati i dati di efficacia, con il mantenimento della risposta e la tollerabilità fino a 2 anni di trattamento. E' stato inoltre dimostrato come lo switch da dupilumab ad abrocitinib possa migliorare l'efficacia in maniera dose-dipendente (sono disponibili due dosaggi di abrocitinib) ed è stato presentato un poster molto interessante sulla safety, un'analisi post hoc degli studi registrativi, che dimostra la sicurezza del farmaco di abrocitinib nel trattamento delle pazienti in terapia contraccettiva o in terapia sostitutiva" In riferimento al terzo dei Jak inibitori, "soltanto per numero non per qualità, per il baricitinib – evidenzia Fargnoli – sono stati presentati i dati fino a 52 settimane dello studio nella popolazione pediatrica dai 2 ai 18 anni – sia in termini di efficacia, prurito manifestazioni cutanee e qualità di vita del paziente, sia in termini di safety – che non dimostrano nessun ulteriore evento avverso nel corso del trattamento prolungato. In genere, inizialmente, vengono presentati dati a 16 settimane". "Infine, sempre nella Late Breaking Session – conclude l'esperta – è stato presentato un dato molto iniziale di un investigator initiated trial in cui sono stati inclusi 10 pazienti con prurito nodulare e 10 pazienti con prurito cronico, dimostrando un'efficacia rapida di abrocitinib sulla riduzione del prurito". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)