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Esce “Doveva essere un disco indie”, il nuovo album dei WakeUpCall

In copertina il classico salotto che una poco brillante critica contemporanea direbbe frettolosamente “radical chic”: una libreria a vetri, un giradischi amplificato, qualche stampa graphic art che campeggia sulla parete, sofà in velluto, lampade naif; quattro volti tra il serio e il faceto si guardano intorno, quattro giacche, un vistoso gilet a quadri: questo, vien da pensare, doveva per forza essere un disco indie…

Dopo il successo internazionale con più di 400 concerti tra Europa e Asia e illustri collaborazioni tra cui spicca quella con il produttore Beau Hill (che vanta 50 milioni di dischi venduti nel mondo con Alice Cooper, Eric Clapton) i WakeUpCall tornano il 5 maggio di quest’anno con il loro album d’esordio in italiano. Un disco, undici nuove canzoni mixate insieme ad Andrea Pachetti (già collaboratore di Zen Circus, Ros, Emma Nolde) al 360 Music Factory Studio, undici storie che evidenziano il carattere eclettico della produzione musicale e testuale della rock band romana.

I prodromi della “svolta italiana” del gruppo sono rintracciabili nel 2019 con il loro primo brano in italiano “Tu Non Ascolti Mai” grazie a cui vengono scelti tra i primi 60 artisti per Sanremo giovani, e nel 2020, anno in cui pubblicano una versione contemporaneizzata della celeberrima “Nel Blu Dipinto di Blu”, che diventa la colonna sonora dell’iniziativa del MEI per intitolare il teatro Ariston di Sanremo a Modugno.

«Fare un album nel 2023 non è una cosa esattamente in linea con le strategie di music business, tiktok e l’attenzione di 15 secondi del pubblico. Ma siamo cresciuti comprando dischi e crediamo che questi siano come album di foto, che raccontano una o più storie, un momento della vita di qualcuno. Questo è il nostro album, le nostre storie e quello che siamo adesso» – dichiara la band sulla svolta artistica che li ha coinvolti – «Quando abbiamo iniziato sognavamo di conquistare il mondo con la nostra musica. Il mondo lo conquistavi in inglese e quindi siamo partiti scrivendo musica in inglese. Questo ci ha dato la possibilità di viaggiare molto e grazie alla nostra musica di arrivare lontanissimo, partendo dalla vicina Europa, fino al Regno Unito, fino in Siberia, fino in Cina. A un certo punto però, sentivamo che mancava qualcosa. Era arrivato il momento per noi di tornare a casa e abbiamo iniziato a scrivere in italiano».

Proprio il ritorno a casa è il tema di uno dei primi singoli estratti dall’album, nonché uno dei più emblematici, “Verso casa”, brano pop rock che ruota intorno al cambiamento di rotta e prospettiva, che sembra alludere all’evoluzione stilistica della band stessa; qui come altrove, la triade di chitarra basso e batteria è dominante e l’influenza dell’esperienza di Pachetti con i Zen Circus è evidente.

“Fantasma”, il più radio friendly dei brani dell’album, racconta invece degli scheletri nell’armadio la cui custodia, ereditata o propria che sia, pesa su ognuno in maniera così simile da render facile osservare come la condizione umana, specie nella sua durezza, sia paradigmatica e universale; qui, lo stile si fa più lirico e aggressivo, e il testo intimo ed accorato è affiancato da sonorità decisamente alternative rock, con un riff di chitarra che prorompente accompagna i malinconici vocals. Ne “Un click è per sempre”, la band si cimenta invece in una critica della società “degli spettacoli” in cui lo stile post-punk fortemente scandito dalle percussioni e la chitarra distorta riflette l’amara ironia del testo.

L’album d’esordio dei Wakeupcall è complessivamente un lavoro che riflette la pluralità di temi e stili che la band ha affrontato nella sua fortunata carriera e con cui continua abilmente a cimentarsi.

ASCOLTA L’ALBUM QUI: https://linktr.ee/

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