Soltanto nel 1972, l’Organizzazione delle Nazioni Unite avvertì il problema nell’ambiente, decretando la celebrazione annuale della catarsi in corso, per cause antropiche, giusto il 5 giugno. Quest’anno ci si dedica speciosamente al traffico di natura, ovvero degli animali esotici vittime del bracconaggio a fini commerciali, ovvero della deforestazione abusiva e selvaggia delle “pluviali”, della escavazione altrettanto brutale di minerali o peggio della compensazione con i peggiori rifiuti tossici nelle viscere vuote della terra e nelle profondità dei mari, che risputano puntualmente quei veleni, come i cadaveri dei migranti forzati, vittime della consociazione tra guerre, guerriglie, terrorismo, mercanti di droga ed umani, ricostruttori e dispensatori di carità pelosa. Si va prima coscientemente verso l’apocalisse, per poi tentare l’impossibile via della salvezza. Si stanno documentando i danni irreversibili sulla pelle del Pianeta, che ci ospita, in attesa di trovare una via di fuga verso altre mete cosmiche da sottoporre ad irrazionale sfruttamento. L’uomo sta dimostrando senza appello qual è la sua vera terribile indole, il suo assurdo limite, che lo pone di fronte alla inesorabile probabile autodistruzione. Infine, un suggerimento: se proprio non c’è verso di convincere i cinesi a rinunciare al corno del rinoceronte e alle zanne della tigre, i giapponesi a cambiare dieta, escludendo balene e delfini, gli occidentali a bandire ogni ornamento ricavato dall’avorio degli elefanti e a tutti di rinunciare allo squalo spacciato per tonno, spada e delicati bastoncini, facciamocene una ragione e iniziamo ad allevare questi animali in fattoria, come abbiamo già fatto con i bovini, gli equini, gli ovini, gli uccelli terricoli, i salmoni, gli storioni, le ostriche, le cozze…
Ruggero Alcanterini