Ruggero Alcanterini 23 FEBBRAIO 2021
IL SACRIFICIO DELLA PACE – Sembrerebbe ovvio, lapalissiano il concetto, ma così non è. In giro per il mondo allignano, anzi prevalgono i peggiori sentimenti, rappresentati da una minoranza prepotente e tossica, cinica e bara, che si nasconde anche tra le pieghe istituzionali degli stati e gestisce i vertici dei sistemi, con la precipua mira del profitto e del potere, senza remora alcuna, sino a manifestarsi nel modo più vile e cruento, anche contro i simboli sovrani. Un tempo, ma pure adesso, il lavacro dei delitti richiamerebbe sangue al sangue, con una folle rincorsa tra le peggiori vendette di stampo tribale. Questo è quel che distingue oggi più che ieri i buoni dai cattivi e le vittime dai carnefici. Ed è proprio sul discrimine della civiltà e della pace che speculano i peggiori, coloro che non esitano ad armare i tagliagole per destabilizzare territori da depredare. Il profitto ad ogni costo è la peste che va distruggendo il Pianeta ed i suoi scomodi ospiti. Sappiamo tutti che ogni atto di guerra guerreggiata, di violenza apparentemente gratuita ha sempre una origine falsamente attribuita a questo o a quello, ai peggiori dichiarati, ma che in realtà fa capo alla responsabilità dei migliori conclamati. Il sacrificio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista, Mustapha Milambo, ieri in Congo, non è altro che la rappresentazione drammatica di uno stato di cose che coinvolge milioni di esseri indifesi e che viene di fatto tollerato per un ignobile compromesso ispirato alla peggiore forma di colonialismo. Calpestare ogni cosa, ovunque, in nome di pietre e terre rare è un vizio che non ci abbandona e che ci sta gettando inesorabilmente nel buio più profondo. La gestione planetaria della pandemia da COVID ne è la esemplificazione concettuale, l’ulteriore occasione in cui si va esaltando la logica del profitto, senza tanti salottieri se e tanti imbarazzanti ma.