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EDITORIALE DEL DIRETTORE – MARIO NEL PAESE DEI DRAGHI

Di Ruggero Alcanterini

 

MARIO NEL PAESE DEI DRAGHI – Evviva, The Mirror o se preferite la Piattaforma Rousseau ha sciolto il dubbio, rispondendo al quesito con un SI! Come diceva il filosofo di Viale Mazzini, fatevi una domanda e datevi una risposta. Pensate se avesse pronunciato il nome Biancaneve… E allora, che l’ennesima favola italica abbia inizio, confidando nel lieto fine. Nel bel mezzo di virale confusione, nel turbinare di emendamenti e politici turbamenti, di effimeri e drammatici accadimenti, sono giunto alla conclusione che quel che Collodi, alias Carlo Lorenzini, immaginava come impossibile, irreale luogo d’inganni per ragazzi sciocchi e fanfaroni – come il suo Pinocchio – sarebbe invece la soluzione basica per ogni male della nostra complicata società cosiddetta civile. Insomma, perché vietarci l’accesso al mondo agognato della semplificazione, soltanto perché qualcuno ci raccomanda quello della complicazione? L’immaginifico Carlo, nel trentesimo capitolo dedicato alla storia del burattino più famoso del mondo, riferendosi a quel che più assilla da sempre gli adolescenti, centotrentasette anni fa, scriveva …«Lì non vi sono scuole, lì non vi sono maestri, lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola, e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica.» … e non era molto lontano dalla realtà italica del terzo millennio, salvando insegnanti e discenti. Ma, volendo estendere il concetto all’intero sistema della convivenza civile, guardiamo al “Paese dei Bajocchi”, dove tutto è regolato dal denaro, dove tasse e burocrazia la fanno da padroni. Dunque, l’alternativa ai “balocchi” potrebbe essere quella di essere sollevati da ogni tipo di artificioso stress, a cominciare dal pagamento di multe, sanzioni e finanche delle stesse tasse, perverse ispiratrici di ogni male sintomatico, dall’elusione all’usura, alla sindrome dell’agio e della ricchezza, piuttosto che del disagio e della povertà. Insomma, immaginate che le necessità per il mantenimento della casa comune, dei pubblici servizi, si possano risolvere con un prelievo automatico alla fonte, percentualmente sul valore facciale di ogni bajocco in circolazione, che nella logica dei diritti pari ai doveri sia stabilito il minimo garantito di qualità del vivere d’ognuno, che ognuno lavori o si riposi secondo vocazioni e necessità. Pensate ad una vita alleggerita da incubi, dal groviglio di adempimenti demenziali, diversamente ispirata alla essenzialità, al rispetto per il bene ed il bello, al ripudio del male e dello schifo che oggi ci circonda… Sarebbe davvero ben altro vivere senza la necessità di arricchirsi per arrivare al godimento di quel che non dovrebbe essere riservato, ma comune… Sarebbe magnifico poter amare la vita giorno per giorno sino al compimento, dedicare il prezioso tempo donatoci dal destino naturale a quel che per ognuno è o dovrebbe essere avvertita priorità. Ecco, alla luce di eventi come le guerre di ieri e di oggi, le calamità immanenti e le pandemie ricorrenti, capaci di cancellare d’un colpo ogni umano pleonastico arzigogolo, sarei per rivedere radicalmente il concetto e la stima del metaforico “Paese dei Balocchi” di collodiana invenzione e dunque pensando seriamente di farne il modello allegorico di una collettività migliore, ispirata al diritto della felicità, da realizzarsi prima e non dopo di passare a miglior vita, dove la livella, si sa, rassetta ogni cosa. E quindi ? Quindi, forza Mario nel Paese dei Draghi !

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